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ROMA, 16 MARZO- Il 16 marzo del 1978, poco dopo le ore 9, un commando delle Brigate Rosse a Roma, in Via Fani ferma le auto che trasportavano il presidente del consiglio della Dc Aldo Moro e lo rapisce, dopo avere freddato i 5 uomini della sua scorta. L'azione verrà subito rivendicata con una telefonata all'Ansa. [MORE]
La prigionia di Moro durerà 55 giorni in cui l'Italia dell'epoca ha avuto il fiato sospeso, a nulla sono valsi i vari appelli provenuti dai famigliari del presidente e anche dal Vaticano: il corpo di Moro sarà trovato 55 giorni in via Caetani (vicino alle sedi della Dc e del Pci). Il cadavere sarà ritrovatoll'interno di un portabagagli di una Renault 4. Moro sarebbe stato ucciso nel garage di via Montalcini, nel covo usato dai brigatisti come "prigione del popolo".
Le Brigate Rosse chiesero la liberazione di 13 detenuti del nucleo terroristico, tra cui Renato Curcio in cambio della liberazione di Aldo Moro. Il Partito Socialista era favorevole alle trattative, mentre dalla Dc arrivò un secco no a trattare con i terroristi. Un "no" che viene più volte ripetuto da Andreotti in quei drammatici giorni. Il 22 aprile il papa Paolo VI chiese agli "Uomini delle Brigate Rosse" la liberazione di Moro, una richiesta che rimarrà inascoltata.
Durante la prigionia sono molteplici le lettere che vengono fatte spedire da Moro a molti esponenti della Dc e non solo. Il 29 aprile del 1978 a Leone, Fanfani, Ingrao, Craxi, Pennacchiani, Dell'Andro, Piccoli, Andreotti, Misasi e Tullio Ancora ricevono ,messaggi del presidente del consiglio.
"Moro. Una mattina di 40 anni fa il più grave attacco alla Repubblica. L'italia rende omaggio a un grande leader politico, ai carabinieri Leonardi e Ricci e agli agenti di Polizia Iozzino Rivera e Zizzi", queste le parole del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che ricorda così su Twitter Moro e la sua scorta.
Federica Fusco
immagine: skuola.net