35 anni fa l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Mattarella depone corona di alloro
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PALERMO, 3 SETTEMBRE – Era il 3 settembre 1982 quando in via Isidoro Carini, a Palermo, l’Autobianchi su cui viaggiava l’allora prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa veniva affiancata da un’altra vettura con a bordo uomini armati di fucili Ak-47. Pochi attimi dopo, svariate raffiche di Kalashnikov uccidevano lui e la moglie, Emanuela Setti. Contemporaneamente anche Domenico Russo, agente della scorta, veniva raggiunto dai colpi di altri aggressori.[MORE]
Oggi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato proprio in via Carini, per deporre una corona di alloro sotto la lapide che commemora la strage. Alla presenza dei figli, del ministro dell’Interno Minniti e del presidente del Senato Grasso, nonché del sindaco di Palermo Orlando e del presidente della Sicilia Crocetta, Mattarella ha reso onore alla memoria del generale.
A ricordare Dalla Chiesa, anche il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, che ha definito la sua morte “non inutile”. “Dopo quel tragico tre settembre, lo Stato si è dotato di due strumenti che, anche se non portano il suo nome, sono legati alla sua azione: il 416bis (reato di associazione di tipo mafioso ndr) e la confisca dei beni” ha infatti dichiarato.
Bindi ha poi concluso ringraziando l’Arma dei Carabinieri ed esprimendo il proprio sostegno ai figli, ai quali va il merito di “tenere accesa la memoria ed alimentare l’impegno di tutti contro la mafia”.
Ambiguo e discutibile fu il comportamento delle istituzioni con il Generale. Sin dal suo arrivo a Palermo, nel maggio 1982, Dalla Chiesa lamentò infatti il mancato rispetto degli impegni da parte del Governo, e l’esiguità delle risorse di cui disponeva. Celebre fu infatti la sua frase” mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì”.
In occasione delle esequie, nella chiesa di San Domenico la folla accorsa ad onorare l’ex prefetto protestò veementemente contro la nutrita presenza di esponenti politici, rei di averlo lasciato solo sul territorio. La stessa figlia depose sulla bara del padre il tricolore, la sciabola ed il berretto da Generale, pretendendo la rimozione delle corone di fiori inviate dalle autorità.
Paolo Fernandes
Foto: palermo.gds.it