Why not: De Magistris su Fb, contro di me golpe istituzionale
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30 OTTOBRE 2015 - Un post e due foto sul suo profilo Facebook per raccontare "un golpe istituzionale" che "ci sottrasse quelle indagini e ci impedi' di continuare il nostro lavoro di magistrati e investigatori". All'indomani dell'assoluzione in appello nel processo scaturito dall'indagine Why not, Luigi De Magistris torna a ventilare la tesi di complotto contro di lui da parte di 'poteri forti'. "Ho deciso di riprendere a raccontare alcune vicende criminali - scrive - dell'indagine Why Not si parla dal 2006. Quasi dieci anni. Con quell'indagine e con altre ancora eravamo entrati, nel rispetto della legge, come hanno sinora sancito decine di magistrati, nel cuore di un sistema criminale che dalla Calabria si diramava in altre parti del territorio nazionale ed internazionale". [MORE]
Le sue inchieste, prosegue l'ex pm, riguardavano "politici e uomini delle istituzioni corrotti, centinaia di milioni di euro di denaro pubblico illecitamente sottratti, prenditori e affaristi senza scrupoli, criminalita' mafiosa, massonerie deviate. Ci hanno fermato e massacrato quando eravamo quasi al traguardo. Oggi sono costretto ad essere felice per non essere stato condannato, perche' volevano farmi passare da accusatore ad accusato. Un Paese alla rovescia". "Per sei anni la propaganda di regime e il sistema criminale che sta minando le radici delle nostre istituzioni ha fatto credere che avrei illecitamente acquisito utenze di parlamentari - si difende De Magistris - un falso. All'epoca un golpe istituzionale ci sottrasse quelle indagini e ci impedi' di continuare il nostro lavoro di magistrati e investigatori. In quale Paese democratico potrebbe accadere che un ministro della giustizia il cui nominativo compare in intercettazioni telefoniche agli atti della stessa indagine Why not chieda il trasferimento d'ufficio per incompatibilita' ambientale e funzionale del pubblico ministero che indaga sul presidente del Consiglio che lo ha nominato ministro.
Trasferimento che ottiene immediatamente da una sentenza disciplinare sommaria, illegittima e ingiusta del CSM presieduto da Nicola Mancino, poi imputato nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. Dove avevamo messo le mani?! E che dire dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quale capo di quel CSM che ha avuto la caparbieta' di fermare prima me ed i miei coraggiosi collaboratori che indagavamo su quella che e' stata definita la nuova P2 e poi gli onesti e coraggiosi magistrati della Procura di Salerno che avevano individuato i responsabili, soprattutto tra magistrati ed istituzioni a vari livelli, dell'attivita' criminosa effettuata ai nostri danni". "Coloro che mi hanno con violenza istituzionale illecitamente sottratto le inchieste Poseidone e Why Not sono imputati per corruzione in atti giudiziari. Molti dei responsabili delle condotte criminose individuate in quelle indagini sono ancora al potere. Anche da qui passa la questione morale. Ieri, oggi e domani fuori le mafie dallo Stato!", conclude. (Agi)