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22 aprile 2021 - Sono in molti ad avvertire la mancanza del viaggiare, in tempi di pandemia. Il viaggio era divenuto progressivamente un tipo di svago alla portata di tutti, anzi talvolta di…troppi!
Nell’ultimo mezzo secolo i costi dei voli aerei erano divenuti sempre più alla portata di chiunque desiderasse raggiungere mete anche lontane da casa. Magari anche forzando un po’ la mano, visto che soprattutto tra i più giovani spesso il viaggiare era qualcosa di vagamente bulimico, con le mete scelte in base all’offerta di volo low cost del momento, per visite mordi e fuggi spesso prive di un qualsivoglia arricchimento del proprio spirito e del proprio bagaglio…culturale.
Ci riferiamo ovviamente ai viaggi di piacere, e paradossalmente talvolta le rotte frequentate dai viaggiatori per diletto erano le stesse percorse dai migranti, ma in senso inverso e con costi ben più alti in termini non solo economici.
Ora è nell’aria il ritorno al viaggiare, già le nazioni più “turistiche” si stanno organizzando in tal senso, per ridare vita a un settore che per molti di esse è campale, ovvero il turismo.
Sarebbe però buona cosa se questo lungo periodo di stand-by turistica potesse divenire la rampa di lancio per una rivisitazione di tanti aspetti del turismo che avevano preso una piega deleteria per i territori e le popolazioni delle mete turistiche più gettonate. Il concetto stesso del viaggiare per svago andrebbe rivisitato in chiave più consapevole. meno invasiva e invadente, più rispettosa dei luoghi attraversati.
Se si riuscisse a viaggiare con una coscienza diversa, tour operator permettendo, allora questa sospensione sarà servita a qualcosa. Quanto meno potrà essere stata l’occasione per cambiare rotta rispetto a ciò che acutamente stigmatizzava un saggio di epoche remote ( Seneca): “Molti uomini non ritornano migliori di quando sono partiti, si portano con sé nel viaggio”
Raffaele Basile