Va in pace e sii guarita dal tuo male - XV Domenica del TO
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Nel vangelo di questa domenica vengono raccontati due miracoli. Cosa accomuna questi miracoli e ogni altro miracolo? La fede di colui che li chiede. L’emorroissa ha una grande fede ma nascosta, silenziosa: Se io tocco anche solo il lembo del suo mantello, sarò guarita. Giàiro, invece ha una fede pubblica, cioè chiede esplicitamente a Gesù il miracolo ma giunge nei pressi della sua casa e riceve la notizia che sua figlia è morta. Viene anche invitato a non disturbare il Maestro.
È in questo istante che Gesù si rivela vero Maestro nella fede. Gesù è il Maestro che insegna come si cresce nella fede e come essa deve essere testimoniata sempre per dovere di giustizia. Invita Giàiro ad avere fede anche dopo la morte della figlioletta. La fede vera si edifica su tre pilastri: la Parola di Dio, la verità di Dio, la storia di Dio. Senza Parola non c’è obbedienza, senza obbedienza non c’è fede, perché la fede è obbedienza ad ogni comando del Signore. Il pilatro della verità di Dio ci rivela che Lui sempre rimane fedele a ciò che ha detto. Se dice ad Abramo tu avrai un figlio, Abramo può attendere nella gioia. Il pilastro della storia è necessario perché da una verità di Dio possiamo dedurne molte altre. La donna che soffre di una grave perdita di sangue, vede, ascolta, le viene narrata la storia di Gesù. Lui è potente in parole e opere. Può compiere qualsiasi miracolo. A noi il delicato compito di aiutare l’altro a crescere nella fede. Per fare questo bisogna che noi abbiamo una fede forte, una fede simile a quella di Gesù.[MORE]
Impegno della settimana: aiutare qualche fratello a rafforzarsi nella fede.
Don Francesco Cristofaro
Leggi il Vangelo Mc 5, 21-43
Fanciulla, io ti dico: Àlzati!
[In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.]
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando [dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.]
Don Francesco Cristofaro