USA, Trump licenzia lo stratega Bannon, e lui:" La presidenza Trump è finita"
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
WHASHINGTON DC, 19 AGOSTO- Stephen Bannon, capo stratega dello staff presidenziale, legato all’orientamento di estrema destra e uno dei maggiori artefici della presidenza Trump, ieri è stato licenziato dallo stesso: “Il capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly e Steve Bannon hanno convenuto di comune accordo che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno per Steve. Siamo grati per il suo servizio e gli auguriamo il meglio” questo è quanto rilasciato in una nota dalla portavoce Sarah Huckabee Sanders. [MORE]
Soltanto martedì il presidente aveva detto dalla sua Trump Tower: ” Steve è una gran brava persona, vedremo cosa succederà, ma è davvero bravo” ma qualcosa lo ha portato alla decisione definitiva.
Dallo stratega arriva un duro commento al microfono de Weekly Standard: ” La presidenza Trump per cui abbiamo lottato, e vinto, è finita.” E prosegue:” Abbiamo ancora un enorme movimento e faremo qualcosa di questa presidenza Trump. Ma quella presidenza è finita. Sarà qualcos'altro.”
Il New York Times è il primo a dare l’annuncio del licenziamento, ricordando però che Bannon offrì le proprie dimissioni già il 7 agosto.
Nonostante non si sappia con certezza quale sia stato il punto di rottura fra Trump e Bannon, sono in molti a credere che quest’ultimo sia stato il prezzo da pagare per una serie di scelte sbagliate del presidente e, in particolar modo, per il disastro di Charlottesville, dove i soprusi dei suprematisti bianchi e dei neonazisti sono state trattate con mitezza e comprensione scandalose, opinione non solo del partito di sinistra ma anche di quello repubblicano e del sistema economico.
Altri dicono, ed è forse l’ipotesi più accreditata, che sia stato per la recente intervista rilasciata a “The American Prospect” in cui lo stratega aveva detto chiaramente, in relazione alla crisi politica con la Corea del Nord, che “non esiste soluzione militare alla crisi”.
È stato subito corretto da Rex Tillerson, segretario di stato, e James Mattis, capo del Pentagono, che hanno sottolineato che gli USA sono pronti a passare ad un’azione di forza se il governo di Pyongyang dovesse continuare a sfidare quello americano.
Inoltre, Bannon ha parlato delle lotte con la lobby Goldamn Sachs, confermando ciò che si diceva da tempo.
Si rompe così un altro anello della catena, ma che, pare, sia nel mirino già da qualche tempo: da ex direttore del sito di estrema destra Breitbart, non fu tanto accolta né dall’opinione pubblica né dall’establishment stesso la decisione di includerlo nel National Security Council, organo che amministra la politica estera e militare, tanto che quando il generale Flynn venne licenziato e prese il suo posto il generale McMaster, quest’ultimo chiese ed ottenne che Bannon venisse rimosso dal Nsc.
(foto da Business Insider)
Eleonora Ranelli