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MILANO, 4 MARZO 2014 – L’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) ha presentato ieri nel corso della conferenza stampa “Lavoro: diversità uguale opportunità” – presso la Sala Meregalli di Assolombarda - le principali novità del progetto “Diversità lavoro”, avviato dal 2008 dalla Fondazione Sodalitas, Unar, People e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.
Durante l’incontro sono stati resi noti in anteprima i dati 2013 sulla discriminazione nei contesti di lavoro in Italia: in base ai dati raccolti dall’Unar emerge nell’ultimo anno una diminuzione rispetto al 2012, ma la percentuale di discriminazioni sul lavoro rimane comunque alta (16%), al terzo posto dopo vita pubblica (21,1%) e mass media (26,2%) nella classifica delle tipologie di discriminazione. In particolare, si viene discriminati per l’età (47,8%), per l’appartenenza etnica (37,6%), per la disabilità (5,6%) o perché si è donne (6,5%).
Secondo Marco Buemi, esperto dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, «In Italia in materia di Diversity Management, c'è ancora molto da fare, ma il trend di denuncia rilevato nel 2013 dal contact center (800.90.10.10, www.unar.it), rispetto alle discriminazioni nei luoghi di lavoro è diminuito rispetto all'anno precedente. Questa inversione di tendenza è sicuramente riconducibile anche all'impegno delle numerose associazioni ed organizzazioni che, sul territorio, si sono fatte promotrici di concrete azioni positive di integrazione e sensibilizzazione nel mondo del lavoro ed alle diverse iniziative di Diversity Management che l’UNAR promuove capillarmente sul territorio anche con il coinvolgimento delle aziende italiane».[MORE]
Per l’Unar, ha spiegato Buemi, il 2014 «sarà un anno molto importante»: dal 1 luglio al 31 dicembre in Italia sarà ospitato il Semestre di Presidenza Europeo, che farà da cornice a «diversi eventi europei che richiameranno l’attenzione sulle tematiche relative alla non discriminazione ed in particolare al Diversity Management, per una maggiore diffusione della cultura della differenze».
(Foto: radiof2.unina.it)
Domenico Carelli