Un giorno tutto questo sarà tuo: al Teatro San Ferdinando va in scena un'autobiografia del Paese
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NAPOLI, 17 GENNAIO 2013 - Si dice che le colpe dei padri possano ricadere sui figli, e che le responsabilità dei genitori possano trasmettersi di generazione in generazione. La domanda è: siamo noi figli all'altezza di queste responsabilità? Che mondo ci hanno lasciato i nostri padri? E che mondo lasceremo noi ai nostri figli?
Un giorno tutto questo sarà tuo è una riuscitissima realizzazione scenica di questi assunti, che nasce da un laboratorio, Figli, che il regista napoletano Davide Iodice ha condotto dal 2011 con gli attori e danzatori della sua compagnia ed i loro genitori. L'obiettivo era quello di scoprire le dinamiche generazionali, cogliere il confine tra le somiglianze e le differenze attraverso la memoria delle emozioni e degli avvenimenti. Il laboratorio è andato in scena nel 2012.[MORE]
Figli è il preludio dello spettacolo che Iodice ha portato al Napoli Teatro Festival 2012, e che adesso ripropone per la stagione 2012/2013 del Teatro Stabile di Napoli, in programma dal 16 al 20 gennaio nella storica cornice del San Ferdinando, il teatro di Eduardo De Filippo,
In scena gli attori e danzatori ed i loro padri o madri danno vita alla drammaturgia della storia italiana, che si racconta in piccoli episodi di vita quotidiana, piccoli frammenti di memoria, voci e canti, storie che diventano l'occasione per un confronto tra due generazioni.
Gli ultimi settant'anni del nostro Paese ci appaiono vividi come non mai davanti ai nostri occhi, per scoprire che i sacrifici fatti dai nostri genitori, che talvolta reputiamo fortunati, noi che viviamo l'esperienza di un'Italia in "crisi", sono imparagonabili a quelli che potremmo fare noi. Per scoprire che un tempo la vita era dura come e più di adesso, e che tutto quello che abbiamo lo dobbiamo alle loro lotte, alle loro battaglie, portate avanti in giovane età, condotte per donarci quei diritti che adesso consideriamo inviolabili.
Gli scioperi degli operai e le occupazioni in fabbrica, la rivoluzione femminile, le ribellioni del '68, padri e madri (i nostri nonni) mai conosciuti o morti in guerra, il fascismo e il comunismo, sono lo sfondo storico, politico e sociale a cui le memorie e le visioni dei genitori alludono. E la vita quotidiana si fa frammento storico, le occasioni di dialogo si trasformano nella chiave del percorso drammaturgico.
‹‹Il palcoscenico si è come trasformato in un giocattolo pedagogico che lentamente ha liberato una narrazione emotiva che non riguarda più, o almeno non soltanto, la biografia di ciascuno, ma diviene esperienza sentimentale collettiva›› (Davide Iodice)
Il paragone è inevitabile. Due generazioni che, apparentemente, non sono mai state così distanti. Ad unirle è la lotta per la sopravvivenza in un paese in declino.
Valentina D'Andrea