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Padova 21 ottobre 2012 - Umberto Veronesi lancia la campagna per l’abolizione del carcere a vita. Perché, spiega, il cervello si evolve e le persone cambiano.
Ergastolo ostativo significa fine pena mai: nessun beneficio o sconto di pena, a meno che non si decida di collaborare con la giustizia. Umberto Veronesi ha lanciato una campagna per abolire la pena senza fine.
Perché uno scienziato si imbarca in questa battaglia?
Quattro anni fa ho fondato il movimento Scienze for peace affinché desse voce alla scienza contro ogni forma di violenza, a partire dalla pena capitale.
L’ergastolo ostativo è di fatto una pena di morte civile o una pena fino alla morte. Una persona che entra in cella sapendo di essere destinato a morirvi è condannata a un’agonia lenta e spietata.
Quali sono le basi scientifiche di questa campagna?
Innanzitutto il nostro sistema di neuroni non è immutabile, ma si rinnova perché il cervello è dotato di cellule staminali in grado di generare nuove cellule. Quindi la persona che abbiamo chiuso in un carcere non è la stessa vent’anni più tardi. Per ogni uomo esiste la possibilità di cambiare ed evolversi. In secondo luogo, gli studi sul dna dimostrano che la violenza non è un imperativo biologico. Al contrario il messaggio del nostro codice genetico è la perpetuazione della specie, una naturale predisposizione alla solidarietà. Vi sono poi molti studi a sostegno dell’ipotesi ambientale della violenza: chi agisce con aggressività è stato esposto a fattori esterni sfavorevoli che lo spingono all’atto violento.
Perché proprio ora?
La spinta è venuta dalle lettere inviate dall’ergastolano Carmelo Musumeci (condannato per associazione mafiosa, ndr) a me come a tanti italiani che hanno aderito al suo appello. Abbiamo avuto la percezione che la sensibilità nei confronti dell’ergastolo e, più generale, della situazione dei detenuti stesse cambiando. Lo dimostrano i film dei fratelli Taviani e di Matteo Garrone.
La politica vi darà ascolto?
È una campagna impopolare. Sarà difficilissimo sradicare il principio della giustizia come vendetta. Non siamo sicuri che la politica ci appoggerà, anche se i radicali si sono già schierati con noi. Il nostro obiettivo però è innanzitutto culturale. Vorremmo fare capire ai cittadini che la campagna contro l’ergastolo è una campagna per una giustizia più giusta tesa al recupero e alla rieducazione della persona, come prescrive la nostra Costituzione.[MORE]
(Annalisa Chirico)