Tutti condannati gli ultras serbi, autori degli incidenti allo stadio di Genova
Cronaca Liguria

Tutti condannati gli ultras serbi, autori degli incidenti allo stadio di Genova

martedì 8 marzo, 2011

GENOVA, 8 MARZO - Poco prima delle tredici di questa mattina il Giudice per l'Udienza preliminare (Gup) del Tribunale di Genova, Annalisa Giacalone, ha pronunciato la sentenza contro i quattro ultras serbi, appartenenti a famiglie emarginate di Belgrado, disoccupati ed ideologicamente vicini agli ambienti dell'estrema destra ultra-nazionalista nel loro paese, che il dodici Ottobre dell'anno scorso misero a ferro e fuoco lo stadio “Luigi Ferraris” di Genova, impedendo il sereno svolgimento della partita internazionale Italia- Serbia.[MORE]

La partita, valida per le qualificazioni al prossimo campionato europeo di calcio che si svolgerà in Ucraina e Polonia nel 2012, venne sospesa dall'arbitro dopo appena sette minuti, ma il match era iniziato con più di un'ora di ritardo, a causa del fitto lancio di oggetti in campo da parte degli ultras serbi che in precedenza, dopo aver in pratica demolito il settore della curva loro riservato, avevano cercato di distruggere la barriera costituita da vetri antisfondamento che li separava dal campo di gioco. Il loro scopo era smaccatamente quello di impedire lo svolgimento dell’incontro e, al cospetto delle televisioni europee, dar fiato alla lotta nazionalista che certi ambienti squadristici ed estremisti serbi conducono tuttora contro la decisione della comunità internazionale di considerare il Kossovo, ex provincia di Belgrado, come un’entità nazionale autonoma.

Nella notte di quel dodici Ottobre 2010 la polizia genovese, supportata da reparti celeri giunti alla bisogna da Torino e Milano, arrestò i quattro leader della sciarada nazionalista, nel corso della quale furono bruciate due bandiere albanesi, chiara allusione all'annosa questione del Kossovo rivendicato dalla Serbia. Da quel momento, i protagonisti della vicenda, si trovano nel carcere genovese di Marassi che, per ironia della sorte, sorge proprio accanto allo stadio.

I loro nomi, conosciutissimi e temutissimi a Belgrado, sono quelli di Ivan Bogdanov, il capo, e dei suoi compari Daniel Janjic, Srdan Jovetic e Nikolas Klicovic. Il processo a loro carico, che si è svolto nelle forme del rito abbreviato, è iniziato questa mattina attorno alle dieci. I quattro imputati avevano in precedenza riconosciuto le proprie responsabilità ed avevano chiesto scusa al popolo italiano per il loro comportamento.

Questo dettaglio ha permesso loro di strappare al Gup di Genova una condanna tutto sommato mite rispetto al massimo edittale previsto dalla legge per i reati da loro compiuti, aggravati dal fatto di essere stati consumati durante una manifestazione sportiva.

La Giacalone ha condannato Bogdanov a tre anni e tre mesi di reclusione, Janjic a due anni ed otto mesi, Jovetic a due anni e sei mesi e Klicovic a tre anni di prigione, accogliendo in pieno le richieste del Pubblico Ministero Cristina Camaiori.

Letta la sentenza i quattro sono stati ritradotti in carcere. Ora, considerata la mitezza della pena loro inflitta, il difensore Riccardo Di Bella chiederà per i quattro la remissione in libertà con immediata espulsione coatta.

Un sospiro di sollievo per la direzione del carcere di Marassi che, sinora, ha disposto un particolare e dispersivo programma di protezione speciale per i detenuti serbi che, a causa del loro nazionalismo anti- albanese, sono giornalmente minacciati dai tanti detenuti comuni, appartenenti a quest'ultima etnia, ristretti nel penitenziario del capoluogo ligure.

Sergio Bagnoli

 


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