Tutte le volte che ho pianto, il nuovo commovente libro di Catena Fiorello. Recensione
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Catena Fiorello torna in libreria con il nuovo libro “Tutte le volte che ho pianto″. Un romanzo d'amore, declinato sotto varie forme, ma anche intriso di dolore. Intenso, commovente, carico di passione. Con una scrittura elegante, scorrevole, capace di parlare direttamente al cuore, trasporta il lettore in una dimensione reale e lo pone al fianco dei protagonisti, facendogli condividere le loro emozioni e i loro sentimenti.
A raccontarci la sua storia è Flora. Quarantenne emotiva, con una forte personalità, sempre pronta a prendersi le sue responsabilità. Ci fa entrare nel suo mondo, molto complesso. Ne ha passate tante, è quindi diffidente verso le persone che non conosce. A mano a mano, però, si accorge che del lettore si può fidare, perché non la giudica, anzi spesso si riconosce nelle sue difficoltà, nei suoi dolori, nelle sue aspirazioni. Inizia, così, ad aprire il suo cuore.
Il primo colpo la vita glielo dà a sedici anni, quando gli porta tragicamente via l'amata sorella ventenne, Giovanna, e, successivamente, il papà che non resiste al dolore. Una bella famiglia che si sgretola sotto i colpi della sfortuna. Trova la forza di reagire nel grande amore che prova per Antonio, che diventa suo marito, e nella grande gioia per la nascita della figlia Bianca. Le continue scappatelle di Antonio, però, rischiano di farla spegnere giorno dopo giorno, finché non trova la forza di mandarlo via da casa. Per tamponare la voglia di buttarsi giù da un precipizio si rifugia nella corsa. Il vento, il sole, la pioggia, la luce, il buio, il freddo, la luna, il rumore del mare, il silenzio che avvolge le mattine fredde d'inverno e calde d'estate, le costruiscono una corazza e le fanno riacquistare fiducia in se stessa. Non può permettersi di abbassare la guardia, ora ha una figlia adolescente che soffre per la separazione dei genitori, una mamma in un profondo stato di depressione per la mancanza della figlia e del marito, un bar da mandare avanti, tutto sulle sue spalle. L'improvvisa comparsa del misterioso Leo e il suo corteggiamento la sconvolgono. E' una madre e deve essere, prima di tutto, responsabile per la figlia. E' giusto, però, rinunciare, ancora una volta, ad essere se stessa per compiacere gli altri? Quando la vita sembra darle una seconda possibilità, le assesta un altro durissimo colpo, ma Flora non è certo tipo da arrendersi facilmente...
Una vita vissuta intensamente, con grande ardore, senza ipocrisia. Non ha mai nascosto i suoi sentimenti e li ha sempre mostrati con il pianto. Ha pianto per dolore, per delusione, per gioia, ma, in ogni caso, l'ha fatto sempre per amore.
C'è chi l'ha definito il libro della maturità, chi della svolta, di Catena Fiorello, quello che è certo è che, in questa storia coinvolgente, l'autrice siciliana ha messo a frutto tutta la sua abilità nel cogliere ogni singola sfumatura nei sentimenti delle persone che incontra, e quella di saper valutare attentamente le proprie emozioni provate in particolari eventi della sua vita. Ha potuto, così, effettuare un profondo lavoro di scavo psicologico nei personaggi rendendoli aderenti alla realtà, alle prese con avvenimenti che accadono quotidianamente ad ognuno di noi. Mentre ci racconta “un amore che il destino ha spezzato ma non è riuscito a dissolvere″, ci fa conoscere la crudeltà delle mancanze, “Un vuoto che puoi comprendere solo se l'hai provato. Un luogo desertico che inghiotte le migliori intenzioni. Se ne frega delle tue debolezze. Ti divora e basta″. Straordinario è in tal senso il personaggio della mamma di Flora, malinconica, a tratti assente, per la mancanza del marito e dell'amata figlia, ma capace di grandi perle di saggezza nei momenti determinanti. L'assenza di Giovanna è così forte che, attraverso i continui ricordi di Flora, della mamma, delle compagne e di Leo, è ella stessa una protagonista della storia. Sono sempre di più le coppie che si separano e a farne le spese sono i figli. Bianca ci fa conoscere lo stato d'animo di una figlia il cui unico desiderio è quello di vedere di nuovo i genitori insieme. L'autrice espone il suo parere sulla possibilità degli omosessuali di avere figli, a dargli spunto è la figura di Mauro, collaboratore di Flora al bar, un ragazzo gay infelice perché non riesce a trovare la sua anima gemella, ma di grande umanità, sempre pronto ad aiutare tutti. Catena sorprende con una particolare interpretazione del tradimento attraverso Antonio, marito di Flora che, nonostante le sue scappatelle, dimostrerà, commuovendo, tutto il suo amore per la moglie. Ci mette in guardia dalle nuove attitudini dei ragazzi di oggi, che non hanno riferimenti e il telefono cellulare è l'unica alternativa al tedio dei loro momenti liberi. Si lamenta dello spopolamento delle piazzette storiche e delle strade a favore dei moderni centri commerciali, “contenitori di negozi che mirano ad accumulare potenziali clienti″. Si intenerisce di fronte agli anziani soli e spera di non dover soffrire la solitudine quando avrà la loro età perché potrebbe “sopportare la cattiveria, l'invidia, la rabbia, ma non l'abbandono. E' il più atroce dei mali″. Denuncia la cattiva educazione civica dilagante di noi cittadini, in particolare una delle cattive abitudini più pericolose, quella di scrivere messaggi al cellulare mentre si guida. Non manca una critica alla scarsa qualità di tanti programmi in TV. Ciò che più le preme evidenziare, però, è l'importanza delle persone che abbiamo accanto e tutti quei gesti semplici che ci rendono complici, valori che trascuriamo e che riscopriamo soltanto dopo averli persi nella tempesta dei dolori.
Non casuale la scelta della città in cui la storia è ambientata, Messina. Essa è come Flora, bella e trascurata. Nonostante l'eccezionale potenziale, è lasciata andare al suo destino, non è mai arrivato il suo momento, la sua vera chance.
Mentre si legge con grande partecipazione ci si ritrova ad ascoltare tanta buona musica, da Leona Lewis a Tracy Chapman, dai Coldplay a Beyoncé, da Patti LaBelle a Ed Sheeran.
Alla fine piangeremo anche noi ma riceveremo certamente tanta dolcezza, forza e speranza. Piangeremo e non dovremo vergognarci perché “piangere è quel momento in cui la verità prende il sopravvento e sfonda tutte le porte, anche quelle serrate con forza. Piangete, lasciatevi andare, guardatevi dentro, e non rimpiangete nulla. Il pianto è l'unico momento di verità degli uomini″.
Saverio Fontana