Truffe: in manette vescovo 'chiesa ecumenica', sequestrati 72 mln
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ROMA, 25 MAGGIO - Massimo sacerdote della Chiesa cattolica ortodossa ecumenica (da lui fondata), sommo organista e clavicembalista, amante delle arti, mecenate e... truffatore. E' finito in manette a Regina Coeli di Roma 'monsignor' Massimiliano di Montecristo, Abate di San Martino per aver organizzato una truffa milionaria in tutta Italia a danno di circa 300 risparmiatori insieme a una rete di promotori finanziari. Secondo gli investigatori, l'uomo si faceva chiamare Max of Strichen, barone di Strichen, giustificando tale nome con presunte ascendenze nobiliari inglesi, per nascondere la reale riconducibilita' a lui di alcune societa' estere con cui aveva schermato i proventi illeciti. [MORE]
A mettere fine all'attivita' del 'sacerdote-musico' i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, che hanno condotto dalle prime ore della mattinata di oggi nelle province di Roma, Arezzo e Perugia l'operazione denominata' Mediterraneo'. Associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, ostacolo alle autorita' di vigilanza, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio: con questi capi d'imputazione oltre al 'monsignore' finito in carcere, 9 persone sono state denunciate e per 5 di queste e' stato disposto il sequestro preventivo per complessivi 72 milioni di euro. Le indagini sono partite da un'attivita' ispettiva svolta nel 2014 dalla Consob, in collaborazione con la guardia di finanza, nei confronti di alcuni promotori finanziari che offrivano investimenti gestiti dall'impresa inglese Lux Finance Ltd, risultata essere riconducibile a Max di Montecristo. Dalle prime verifiche erano subito emerse numerose incongruenze sull'attivita' dei promotori e sulla effettiva destinazione degli investimenti: l'uomo si e' sempre sottratto alle richieste di informazioni della stessa Consob sull'effettiva attivita' esercitata.
La vicenda contiene tuttavia anche elementi autobiografici, ricavati dall'impressione suscitata dal ricordo della tempesta in cui Wagner si trovo' coinvolto nell'estate del 1839, durante il viaggio avventuroso compiuto a bordo di un mercantile da Riga a Londra. Pur sotto l'influenza del grand-ope'ra francese e della tradizione italiana, l'opera presenta non pochi elementi di novita': compaiono i primi "temi-reminiscenza", la cui funzione e' quella di evocare personaggi e situazioni drammatiche, ed emerge la tendenza a fondere i numeri chiusi in scene piu' ampie e articolate. Nuova e prettamente romantica e' pero' soprattutto quella predilezione per il mito e per l'idea della redenzione del male attraverso la morte che prelude alla creazione del mastodontico ciclo Der Ring des Nibelungen (L'anello del Nibelungo).
"Nel suo destino di esiliato dall'umanita' terrena - dice James Conlon - l'Olandese incarna la quintessenza dello spirito germanico dell'Ottocento: quella Sehsucht che ha alimentato la poesia e la letteratura dell'epoca, imbevuto l'anima di Schubert e Schumann, dominato il mondo con la tensione del suo struggimento. Anche Senta si sottrae alla comunita' che la circonda quando si accorge di essere legata in mistica unione all'Olandese, e capisce che la salvezza di lui passa attraverso la forza redentrice del suo sacrificio d'amore. Wagner non ha fatto che ampliare a dimensioni cosmiche la percezione dolorosa della distanza fra mondo ideale e vita reale che permeava la cultura romantica tedesca". (Agi)