Trattativa Stato-Mafia: 8 boss accettarono il compenso dallo Stato
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PALERMO, 28 SETTEMBRE 2014 - E' quanto emergerebbe dall'inchiesta sul cosiddetto "Protocollo Farfalla": per le fonti ufficiali, un rapporto sulle indagini svolte nei confronti dell'attività mafiosa; per le vie ufficiose inviate dalla Procura di Roma a Palermo un vero e proprio accordo siglato tra rappresentanti dello Stato e mafiosi.
L'esistenza del protocollo sarebbe stata negata nei vari interrogatori fatti ai vertici dei Sisde implicati nella vicenda giudiziaria, ma ora le indagini proseguono con un nuovo inquietante dettaglio. Secondo la Procura di Roma, i vertici dello Stato si sarebbero "(...) detti disponibili a fronte di un compenso da definire"(fonte ANSA), mentendo così alla Commissione Parlamentare Antimafia di qualche mese fa.[MORE]
Solo a Luglio, il Governo Renzi aveva tolto il segreto di Stato sul protocollo, dando così nuovo impulso alle indagini. Ora si vagliano le dichiarazioni degli otto boss pentiti, che avrebbero dichiarato di aver accettato il compenso citato nel protocollo.
Tantissimi, però, i punti da chiarire: non avendo conti disponibili, ci si chiede come i boss abbiano nascosto l'ingente somma di denaro. Infine, non è dato sapere quali informazioni avrebbero dato i boss per meritare questo compenso.
Nel periodo del protocollo, secondo le indagini, alcune procedure lasciano con il punto interrogativo: per esempio, non si riesce a spiegare perché alcune persone fossero a conoscenza del documento e altre meno negli stessi vertici dello Stato e non si sa nemmeno dietro quali motivazioni ad alcune persone sarebbe stato tolto il carcere duro e l'applicazione della legge 41-bis.
Le indagini a Palermo vanno avanti, in attesa di ulteriori riscontri da parte delle forze dell'ordine che indagano sull'oscura vicenda.
(Foto grandangoloagrigento.it)
Annarita Faggioni