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CASTELNUOVO DI PORTO,22 GENNAIO- Questa mattina è avvenuto uno dei primi trasferimenti di migranti stabiliti dal decreto sicurezza.
La prima struttura coinvolta in tale misura è stata il centro Cara di Castelnuovo di Porto, 30 ospiti sono stati spostati in centri della Basilicata e Campania, altri invece avrebbero lasciato il centro da soli.
Il parroco di Santa Lucia, padre Josè Manuel Torres, esprime preoccupazione e dispiacere, dalla sua parrocchia questo pomeriggio inizia una marcia silenziosa per esprimere solidarietà agli ospiti del centro di accoglienza che il Viminale ha deciso di chiudere: “Chiediamo che non vengano trattati come bestie”.
Ha spiegato il parroco: “Quello di Castelnuovo di Porto è il secondo centro per rifugiati più grande, non sappiamo dove andranno a finire almeno 200 persone che sono stati strappati all'improvviso dal percorso che avevano iniziato. Tutto è avvenuto in modo veloce e misterioso, l’autista del pullman nemmeno sapeva dove andare, forse in Basilicata”.
Ha continuato Padre Torres, parlando all'agenzia Sir: “Il Comune stava dando un segnale forte di accoglienza e integrazione che contrasta con l’idea generale di cacciare i migranti. Ci preoccupano molto gli effetti del decreto sicurezza su coloro che non hanno ottenuto lo status di rifugiati o hanno i permessi umanitari in scadenza. Dove andranno?” Il parroco ha voluto, inoltre,raccontare di Anthony, un nigeriano, sagrestano: “Era bravissimo. Ci è stato tolto un dono”.
Le polemiche arrivano anche dal Pd, il cui deputato Roberto Morassut dichiara:” Con il processo di chiusura del Cara si preannuncia una vera e propria emergenza sociale, umanitaria e sanitaria. Quanto è accaduto non è degno di una nazione civile. Una della struttura più importanti è stata sgomberata senza preavviso, separando donne, uomini, donne, bambini con modalità che ricordano i lager nazisti. Nessuno è stato avvertito per tempo, neanche il Comune”.
Solo 3 anni fa Papa Francesco aveva celebrato la messa del Giovedì Santo proprio al Cara, svolgendo il rito della lavanda dei piedi con 11 profughi ed un’operatrice: “Diede a tutti noi un semplice quanto fortissimo messaggio: siamo persone, esseri umani. Oggi, con la cultura del più forte sul più debole si supera il limite dell’umana dignità” queste le parole del democratico Bruno Astorre.
Ludovica Portelli