Tosi sull'arresto di Giacino: "Strana tempistica". I dettagli sulla "bea vita" dell'ex vicesindaco
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VERONA, 19 FEBBRAIO 2014- Non si lascia andare a troppi commenti il sindaco di Verona Flavio Tosi in merito all’arresto del suo ex braccio destro Vito Giacino. Spuntano intanto i dettagli della “bella vita” che l’ex vicesindaco riusciva a condurre grazie al versamento di diverse tangenti che gli avrebbero fruttato più di un milione di euro.
“Dell’inchiesta, per il momento, non sappiamo nulla” esordisce Tosi in una nota diffusa dal Comune. “Come ha detto il procuratore della Repubblica Schinaia ora inizia la fase di accertamento della verità, dato che il processo non è ancora stato avviato, e mi auguro che l’ex vicesindaco Vito Giacino riesca a dimostrare la sua innocenza. Stupisce la tempistica di un arresto che arriva a mesi di distanza dall’avvio dell’indagine e a 3 mesi dalle dimissioni da vicesindaco; per un arresto preventivo dovrebbe sussistere almeno una delle tre condizioni necessarie: reiterazione del reato, pericolo di fuga o inquinamento delle prove. Non si capisce cosa sia attribuibile a Giacino che da tempo non ha ruoli politici e amministrativi. Comunque, non mi esprimerò finché non sarò a conoscenza dei fatti”. È cauto il primo cittadino scaligero nell’esprimere la sua opinione in merito al recente arresto del suo ex braccio destro. Secondo le accuse mosse a Giacino dal sostituto procuratore Zanotti, l’ex vicesindaco sarebbe stato implicato in un’attività di mediazione nella compravendita di un terreno a favore di un imprenditore edile. Giacino avrebbe successivamente promesso di rendere edificabili alcuni lotti di terreno a Quinzano, Montorio, Porto San Pancrazio e Santa Lucia. Chiaramente, in cambio di tangenti che il costruttore avrebbe dovuto versargli e che gli avrebbe consentito di fare la “bea vita”, come si dice in dialetto veneto.
Negli sviluppi dell’inchiesta sono finora emersi pagamenti ingiustificati da parte di un imprenditore, Alessandro Leardini. A quanto pare, Leardini avrebbe versato 500mila euro in contanti e altri 600mila per presunte consulenze legali, mai compiute, della moglie di Giacino. Versamenti diluiti negli anni, a partire dal 2008, con la promessa di presunti favori che l’ex vicesindaco gli avrebbe promesso. Come spiega il Corriere Veneto, secondo gli inquirenti era presente una “disponibilità di ampie provviste di denaro contante non riconducibili a fonti di guadagno di carattere lecito, e formatesi giustappunto in concomitanza dei periodi nei quali Leardini sostiene di avere effettuato il pagamento delle tangenti in denaro contante alla coppia”.
Federica Sterza
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