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TORINO, 1 LUGLIO – Il piccolo Luis, venezuelano di soli 10 anni, sarebbe morto né a causa di una fatalità, né a causa di una disattenzione dei medici, ma per un tragico e fatale errore tecnico.
All’origine del guasto alla macchina dell’ossigeno alla Rianimazione del Regina Margherita di Torino c’è, con molta probabilità, un problema a livello della manutenzione degli strumenti. Una bolla d'aria si sarebbe formata nel circuito che, ad alta pressione, fornisce l'ossigeno, impedendo, così, che l'ossigeno puro confluisca nel circuito di erogazione. [MORE]
Il macchinario, come riporta un certificato redatto oggi dalla ditta Rivoira, al momento non presenta alcun inconveniente, tanto che l'attività, dopo il sopralluogo del pm Raffaele Guariniello e dei carabinieri del Nas, ha potuto riprendere il suo corso quotidiano.
Il piccolo Louis Espinoza, 10 anni era arrivato dal Venezuela nove mesi fa per un viaggio della speranza. Malato di leucemia, era stato sottoposto da poco a un trapianto di midollo osseo all'ospedale infantile Regina Margherita del capoluogo piemontese. Da circa venti giorni era ricoverato in terapia intensiva e intubato per favorirgli il respiro.
LA TRAGEDIA. Nel pomeriggio dello scorso 29 giugno, però, dai respiratori “Ha iniziato a uscire qualcosa che non era né ossigeno né aria”, così come raccontano dei testimoni in ospedale. Gli allarmi dei respiratori sono impazziti, anche quelli dei monitor che scandivano il battito del cuore dei sette bimbi ricoverati nei due raparti e dei due in sala operatoria hanno cominciato a suonare. Medici e infermieri si sono precipitati accanto a ogni letto e hanno iniziato a rianimare tutti, bambino dopo bambino. Prima con i respiratori manuali, poi con bombole d’emergenza. Ma Louis non ce l'ha fatta. Non si è più svegliato.
“All'ospedale Santa Margherita si è consumata una emergenza devastante a cui infermieri e medici hanno saputo far fronte”, ha tenuto a precisare Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, che già da ieri ha avviato una istruttoria sulla morte del bambino.
L'INDAGINE. Intanto la magistratura ha aperto un’inchiesta e, ieri, il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ha convocato i responsabili della ditta Rivoira scoprendo che i lavori all'impianto di distribuzione dell'ossigeno del Regina Margherita di Torino erano programmati per un altro giorno, non per mercoledì. Il servizio tecnico aveva inviato una lettera ai reparti dell’ospedale per informare che sarebbe stata interrotta per un paio d’ore l’erogazione dei gas alla palazzina dell’anatomia patologica dalle 15.30 di giovedì, cioè ieri, un giorno dopo il tragico incidente che ha messo in pericolo la vita di nove piccoli pazienti dell’ospedale ed è stato fatale per il piccolo Louis.
Nessuno sapeva che si trovavano in ospedale, né l’ufficio tecnico né la grande azienda che dal 2009 ha l’appalto. Sì perché i manutentori non erano dipendenti della multinazionale dei gas medicali ma la manutenzione dell’impianto era stata subappaltata. Il lavoro pianificato non avrebbe dovuto pregiudicare in ogni caso l’attività del reparto dove era ricoverato Luis, e neppure delle sale operatorie, ma questi due elementi, legati agli aspetti organizzativi piuttosto che tecnici, potrebbero essere rilevanti per l’indagine del procuratore Raffaele Guariniello. Questa mattina i collaboratori del pubblico ministero, compreso un consulente del Politecnico, sono tornati in ospedale per svolgere degli approfondimenti. Il macchinario ha erogato una percentuale di ossigeno compresa fra l'1 e l'8%: una concentrazione inferiore addirittura a quella presente nell'aria (che è del 21%).
I medici dell'ospedale infantile di Torino, però, non si danno pace per l'accaduto: “Non riusciamo a capire come sia potuto accadere. Speriamo che presto si possa raggiungere una spiegazione” ha detto Giorgio Ivani, il primario del reparto dell'ospedale infantile Regina Margherita. “Noi - prosegue Ivani - abbiamo fatto tutto il possibile, ma se da un bocchettone esce qualcosa che non è ossigeno, è evidente che ci deve essere stato un problema da qualche parte”.
Sabato mattina verrà eseguita l’autopsia sul corpicino del piccolo Louis e subito dopo sarà dato il nulla osta per l’espatrio e la sepoltura: “Non ce la sentiamo di gettare la croce addosso a nessuno. Qui ci hanno trattato benissimo. Quello di Luis era un viaggio della speranza. A volte, purtroppo, non basta”, è il commento umile e pieno di dolore dei genitori del bambino.
Federica Palmisano - Redazione Emilia Romagna