"To the Wonder" di Terrence Malick, anelito alla luce divina dalle sbarre della prigione terrena
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Presentato in concorso al Festival di Venezia 2012 dove ha vinto il premio collaterale, e minore, assegnato dal SIGNIS (associazione cattolica mondiale), To the Wonder, sesto lungometraggio di Terrence Malick, è uscito nelle sale italiane il 4 luglio.
To the Wonder, come già il precedente lungometraggio del regista texano, The Tree of Life - Palma d’oro al Festival di Cannes 2011 - è un film che lo sguardo non può comprendere, la sua affascinante incomunicabilità affonda le radici nella riflessione filosofica di cui l’immagine è riflesso, stilizzazione, deformazione estetica di pensieri inesprimibili. Estenuante ricerca interiore che non giunge mai a compimento del proprio scopo, il dialogo fra umano e divino per Terrence Malick si esprime costantemente come richiamo, anelito e tensione verso l’infinito.
Malick tenta di rappresentare l’invisibile senza dar corpo ad una storia che ne possa essere la struttura portante, senza affidare ai personaggi il senso d’appartenenza e identificazione. Le sole immagini significanti che giungono a noi sono quelle del sentimento che pervade un’intima indagine spirituale: il riverbero della luce sull’acqua, voce della natura in cui risuona tutto l’ardore della speranza nella luce di Dio. Cos’è quest’amore che ci ama?
Neil (Ben Affleck), aspirante scrittore americano, conosce a Parigi Marina (Olga Kurylenko), una giovane donna di origini russe, madre di una bambina di dieci anni. Tra i due nasce una storia d'amore. Neil e Marina si trasferiscono in un piccolo centro dell'Oklahoma, dove il loro amore entra in crisi. Marina, anche a causa della scadenza del visto, torna in Europa. Neil nel frattempo ha una relazione con un’amica d’infanzia, Jane (Rachel McAdams). Marina, tornata di nuovo negli Stati Uniti, cerca conforto nella parola di un sacerdote spagnolo (Javier Bardem) che a sua volta è entrato in crisi con la propria fede.[MORE]
To the Wonder non è un film che può essere analizzato attraverso i codici narrativi della storia e dell’immagine. Il cinema, nella ricerca personale del regista filosofo, diviene altro ed oltre ogni possibile definizione. La percezione del contenuto filmico avviene ad un livello quasi metafisico in cui l’immagine si stacca totalmente dal racconto per dar corpo ad una riflessione profonda e sofferta sui meccanismi che ci legano alla vita, al tempo, all’universo. I personaggi vivono all’interno di un mistero, il perenne mistero dell’esistenza che mai si appaga di una ragionevole soluzione: la vita dell’uomo legata alla terra e i suoi occhi costantemente rivolti al cielo. Il cinema di Malick rapisce l’immagine in un vortice espressivo di codici indecifrabili nell’intento di trovare un senso allo spirito, alla vita terrena; pur non potendo innalzarsi al di sopra dei suoi confini, l’anima sente il bisogno di leggere i segni, di interpretarli, di affidarsi a Dio.
To the Wonder rappresenta - attraverso una storia d’amore stilizzata - la tensione ideale all’amore incorruttibile contemporaneamente alla sua profonda caducità ed incapacità di resistere al tempo nell’animo umano. Le donne sono portavoce di tale forte anelito, di una immensa energia vitale gioiosa, in cui esprimono totalmente se stesse consumandosi, annullandosi, soffrendo per qualcosa che non esiste, se non nell’idealizzazione poetica della mente che tende all’eterno, all’unione con l’amore di Dio. Gli uomini di contro sono anaffettivi, ignavi, raccolgono a piene mani un torrente di vita che straripa e che la loro anima non ha capacità di contenere; assenti, distratti, si lasciano amare, senza saper amare abbastanza nell’istante in cui le donne amano troppo.
Le donne sono esseri fragili, strani. Non è facile capirle. Si rischia di far loro del male senza volerlo.
Senza raccontare, senza parlare, persino senza mostrare - estremo paradosso per un’esperienza visiva al cinema - To the Wonder dà corpo alle emozioni contraddittorie che vibrano nel mondo terreno - malato, ontologicamente imperfetto e corrotto - ove non esiste amore se non come anelito, ricerca, speranza, forza motrice della vita che gli esseri umani riescono solo a desiderare, sfiorare, che non sanno e non possono vivere. Ci sono due donne dentro di me. Una piena di amore per te, l’altra mi tira verso la terra.
L’amore perfetto, incorruttibile, quello che ci ama, che ci nutre, che ci conosce mentre noi l’aneliamo senza poterlo raffigurare né spiegare, è solo l’amore divino.
Partendo da constatazioni di fatto (la caducità dei sentimenti umani) - Tutto quello che vedo è fallimento, distruzione, rovina - la riflessione di Malick approda ad un pessimismo estremo in cui l’esistenza terrena si configura come una prigione dell’anima fra le sbarre della materia, ove gli esseri umani, pur anelando alla purezza di nobili sentimenti, sono condannati all’errore, al dolore, all’angoscia.
Ecco perché, in ultima analisi, To the Wonder diviene liturgia, preghiera, invito alla fede come unica speranza e risposta all’impossibilità di amare pienamente sulla terra.
Voi pensate che il vostro amore sia morto, forse è in attesa di essere trasformato in qualcosa di più alto.
Risvegliate la divina presenza, che dorme in ogni uomo, in ogni donna, conoscetevi l’un l’altro, in quell’amore che non cambia, mai.
Titolo originale: Id.
Interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chiline
Origine: USA, 2012
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 112’
(In foto Ben Affleck e Rachel McAdams)
Gisella Rotiroti