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Terre Des Hommes: "I Governi facciano qualcosa per il campo profughi di Yarmouk"
giovedì 9 aprile, 2015
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YARMOUK (SIRIA), 9 APRILE 2015 - Qualche giorno fa il fotografo Osman Sagirli ha emozionato il mondo con la foto in cui mostrava il volto di una bambina terrorizzata, che trattiene le lacrime a stento in un sentimento di paura. Houda aveva scambiato l'obiettivo della camera per un'arma e ad essa s'era arresa, col segno tipico delle braccia in su.
Guardare gli occhi impauriti di Houda mette tristezza: ti trovi di fronte la rappresentazione del dolore che giace sul fondo del cuore di ognuno, che in un sussulto trova motivo d'uscir fuori guardando quell'immagine. Espressione viva ma spenta dell'essere infante, nato non per scelta dove si soffre e non per scelta, aldilà dei luoghi comuni, diversa dalla sua coetanea, meritoria, più di lei e chissà perchè, d'esser nata dove spesso abbonda la calma. Chissenefrega in quale fazione di una sanguinosa guerra civile Houda stava: non c'è un giusto in guerra se usa le armi. E, poiché è così lontano il dolore di Houda, che di striscio colpisce ma non ferisce, perché il dolore degli altri è dolore a metà come ci ricorda Fabrizio De Andrè, nessuno deve trascurare il dovere di agire, prima che la compassione sparisca e quegli occhi incrociati vengano affidati alla memoria, e non all'azione. Siamo nei tempi dell'indignazione volatile, indignazione di passaggio e di breve durata: generazione arresa all'idea che l'impegno sociale è vano, dove occorre essere Charlie per quanto basta per esser al passo, per poi tornare a vivere nell'indifferenza.
[MORE]Ne sa qualcosa, Houda: vittima di una pena che sta scontando senza aver commesso nessun peccato divenuta inconsapevolmente simbolo. Effimera ribalta mediatica a sua insaputa, effimera perché la tenerezza svanisce ma il dolore di Houda no. Nulla, un sospiro, avanti e via: non era questo il senso del 'non ti curar di loro ma guarda e passa'. Qualcuno ha l'obbligo morale ed il dovere civico di far di più, chi ha il potere di tenere in mano le redini del gioco deve ascoltare l'urlo assordante degli occhi di quella bambina. E, fondamentale, è di chi delega quel potere il compito di indignarsi laddove una bambina è stata privata dell'essere bambina, guardarsi intorno e pensare che Houda, in fondo, possa essere una delle nostre figlie. Il racconto che ci consegna Terre Des Hommes è drammatico: 3500 bambini vivono nel campo profughi di Yarmouk, divenuto lager per 18000 rifugiati palestinesi alla periferia di Damasco, in Siria. Tremilacinquecento. E la violenza, per quei 18000 a cui certamente la fortuna non ha sorriso, non è una novità : l'eterno conflitto israelo-palestinese e l'onda violenta dell'Isis ora, continuano a spezzare le loro speranze, i loro sogni di pace. Nell'inferno delle rappresaglie fra esercito del regime siriano e fondamentalisti islamici, i civili palestinesi cercano riparo fra le macerie, l'accesso all'acqua potabile gli è perciò negato e il cibo scarseggia. Tutto ciò nel regime di terrore delle esecuzioni sommarie inflitte dai miliziani del califfo.
In uno stato d'assedio che dura ormai dal primo aprile, come riporta Terre Des Hommes, è necessario riallacciare un canale umanitario: serve protezione agli abitanti del campo di Yarmouk, servono medicinali, razioni di cibo ed acqua per quelle famiglie ormai abbandonate alla violenza. "A nome dei membri del Consiglio di Sicurezza ONU, l'ambasciatore Dina Kawar ha chiesto un intervento urgente della Comunità Internazionale per l'apertura di un corridoio umanitario e un cessate il fuoco, anche se temporaneo, con la sospensione dei bombardamenti in modo da permettere ai civili che lo vogliono di sfuggire a questo inferno, è indispensabile per evitare la strage", parole che bastano a lasciare basiti dinanzi alla drammaticità di dinamiche che sembrano lontane, ma che non possono far dormire al mondo intero sonni tranquilli. La presa di coscienza della Comunità Internazionale è necessaria: Terre Des Hommes chiede anche al Governo Italiano l'attivazione di tutti i canali diplomatici atti ad alleviare l'emergenza.
Houda non deve vivere nel terrore di un'arma. Nessun bambino deve farlo. Tutto il mondo deve chiedere la pace, ai noi cittadini il compito di chiedere ad ogni Governo un reale contributo. Fate qualcosa prima che l'indignazione ceda il passo all'indifferenza.
Salvatore Remorgida
(ph. terredeshommes.it)