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Tasse, canone tv, bollo auto. Conto promesse miliardario. Gelo Calenda-renziani su canone Rai, attacchi di truppa squallidi
ROMA, 6 GENNAIO - Ai blocchi di partenza della campagna elettorale, è già assai salato il conto delle misure promesse dai partiti. Per coprire gli impegni sui tagli di tasse, pensioni e, da ultimo, anche il canone Rai, servirebbe un tesoretto che supera già di molto, secondo calcoli a spanne, i 100 miliardi di euro. Domani ad Arcore Matteo Salvini chiederà a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni di assumere come primo impegno la legge Fornero, un intervento che, secondo l'Inps, costerebbe fino a 140 miliardi nel 2020. [MORE]
Ma anche "solo" per portare le pensioni minime a 1000 euro, come vorrebbe il Cavaliere, servono circa 18 miliardi, e per tagliare il bollo auto servirebbero fino a 6 miliardi. Il costo dell'estensione degli 80 euro alle famiglie, voluta da Matteo Renzi, potrebbe essere tra i 4 e i 6 miliardi, a seconda dei parametri.
E il reddito di cittadinanza M5s? Intorno ai 15 miliardi, secondo la loro proposta, o circa 84 miliardi, ha stimato in un post lo stesso Renzi, denunciando le promesse "iperboliche" degli avversari: "tra reddito di dignità a mille euro, pensioni minime - ha scritto il leader Dem - flat tax al 20% e no tax area fino a 13mila euro, il centrodestra propone misure per 157 miliardi".
Ma in queste ore a far discutere è proprio un'ipotesi di proposta del segretario Pd, per l'abolizione del canone Rai. E non tanto per i costi - la cifra da coprire per la fiscalità generale sarebbero i circa 1,7 miliardi incassati dalla tv di Stato nel 2016 - quanto per la praticabilità di quella che Carlo Calenda ha definito "una partita di giro". Il ministro su Twitter tiene il punto. E lamenta di essere stato interpellato da Renzi per il programma Dem, salvo poi leggere sui giornali "un cambiamento di linea sul canone", che proprio il governo Renzi aveva deciso di mettere in bolletta.
Il ministro invoca "gioco di squadra", assicura che la sua collocazione è il centrosinistra. E a chi dal Pd avanza il
sospetto che con le sue critiche a una misura, come il taglio del canone e l'aumento dei tetti pubblicitari per la Rai, sgradita alla Mediaset di Berlusconi, si starebbe accreditando per fare il premier delle larghe intese, replica: le truppe renziane avanzano queste accuse "ogni volta che devio dalla linea ufficiale o esprimo un pensiero autonomo.
Triste e squallido ma tutto sommato innocuo". A queste parole replica dal Pd Michele Anzaldi: "Sono sicuro
che quelle parole violente siano del suo ghost writer, perché sarebbe una incomprensibile caduta di stile da parte di un ministro della Repubblica", scandisce il deputato. Per il resto, tra i Dem, anche per non amplificare la polemica, si registra un gelido silenzio. Sul canone Rai il Pd potrebbe alla fine modulare nel suo programma la proposta in maniera meno netta, con una maggiore gradualità della riduzione dei costi per i cittadini. Ma l'attesa è anche per il giudizio che esprimerà il premier Paolo Gentiloni domani, nell'intervista tv a Fabio Fazio
con cui apre una campagna elettorale in cui sarà sempre attento a ben calibrare l'incrocio dei ruoli di premier e candidato.
Renzi si concentra intanto sul tema della cultura. Festeggia i dati "record" sugli ingressi nei musei e annuncia che sarà questa una delle parole chiave della sua campagna elettorale, accanto a una parola chiave nella contesa a sinistra come "lavoro". Dal Pd assicurano che il programma Dem sarà modulato nel solco dei risultati raggiunti dai governi in questi anni, con alcune proposte nuove come il salario minimo. "Saremo seri e affidabili, nei numeri e nelle idee", ha promesso Renzi a inizio campagna elettorale. Ma Calenda, che al Pd non è iscritto e
potrebbe sostenere la lista di Bonino +Europa (ancora non si sa se alleata dei Dem), insiste nell'allarme destato dall'ipotesi canone Rai: "Esca immediatamente dal Truman Show di promesse insostenibili".