Catanzaro. Tariffe acqua: Codacons chiede intervento della procura
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CATANZARO 23 DIVEMBRE - Denuncia contro Sorical e Regione, hanno “consapevolmente” sottratto 150 milioni ai Calabresi
Abbiamo scoperchiato quello che riteniamo essere un vero e proprio vaso di Pandora, pieno di tutti gli abusi commessi ai danni dei Calabresi nella determinazione delle tariffe dell’acqua.
Da quello scrigno emerge come le tariffe idriche applicate ai Comuni siano «frutto di un meccanismo “perverso” che finisce per far lievitare il costo dell’acqua - afferma Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons - che ha già chiesto alla Procura della Repubblica di procedere al sequestro di tutta la documentazione presso gli Uffici Regionali e presso la Sorical per scongiurare che tariffe illegittime continuino ad arrecare danno ai Cittadini.
Abbiamo provato a ricostruire la vicenda partendo dal principio - continua Di Lieto - ovvero dalla legge “Galli” che nel riorganizzare il settore idrico, ha stabilito che l’adeguamento delle tariffe dovesse avvenire, nelle gestioni in cui il sistema idrico era “integrato”, mediante un “metodo normalizzato”.
Quindi le leggi 172/95 e 448/98 hanno demandato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), la determinazione e l’aggiornamento delle tariffe nelle realtà in cui le varie fasi del ciclo idrico (acquedotto, fognatura, depurazione) erano svolte in maniera disgiunta.
Sicché spetta al Cipe - continua Di Lieto - determinare ed aggiornare le tariffe.
In Calabria, fino al 31 ottobre 2004, gli acquedotti regionali sono stati gestiti da enti di diritto pubblico, dapprima dalla Cassa per il Mezzogiorno e quindi dalla Regione Calabria, per cui «la tariffa idrica applicata ai Comuni era determinata prevedendo esclusivamente il rimborso delle spese sostenute per assicurare il servizio». E così dovrebbe essere – prosegue Di Lieto – visto anche l’esito del referendum sull’acqua pubblica. «Accade che dall’1 novembre 2004, la gestione degli acquedotti regionali sia stata affidata a So.Ri.Cal. SpA (Società Risorse idriche Calabresi), partecipata per il 53,50% dalla Regione Calabria e per il 46,50% dal colosso francese Veolia. Poiché in Calabria la gestione idrica non era (e non è) integrata, spettava al Cipe determinare gli adeguamenti delle tariffe. Obbligo, del resto, ribadito a più riprese anche dalla Corte dei Conti. Eppure la Regione, nel 2005, ha previsto una personalissima “procedura” per gli adeguamenti delle tariffe da applicare ai Comuni per gli anni 2004-2007. L’adeguamento per l’anno 2008 è stato determinato direttamente da So.Ri.Cal., mentre quello per l’anno 2009 è stato determinato applicando una nuova “procedura” di adeguamento stabilita dalla Regione».
Tutto “illegittimo” stando a quanto sostiene il Codacons.
«Il primo adeguamento delle tariffe idriche stabilito dal Cipe, successivamente all’inizio della gestione So.Ri.Cal., è quello di cui alla delibera 117/2008 con decorrenza 26 marzo 2009. A quella data, però, la tariffa applicata ai Comuni, rispetto al valore iniziale, aveva subito – sostiene Di Lieto – un incremento del 27% per l’acqua fornita a gravità e del 32% per quella fornita a sollevamento». Una vera e propria truffa per i Comuni e, soprattutto, per i Cittadini.
L’applicazione della delibera Cipe 117/2008 avrebbe dovuto ricondurre gli adeguamenti delle tariffe idriche applicati ai Comuni a rispettare le norme vigenti «ed invece ciò non è avvenuto». Si è preferito «spremere i Comuni che, di riflesso, hanno aumentato le bollette destinate a tutti gli utenti… per un servizio, francamente, pessimo».
Ad aggravare le cose ecco che, tra i “mali” contenuti nello scrigno mitologico, prende corpo un documento che certifica come Regione e Sorical fossero perfettamente consapevoli della illegittimità delle tariffe richieste ai Comuni e, di riflesso, ai Cittadini Calabresi e, nonostante ciò, abbiano perseverato in quella che, secondo il Codacons costituisce una vera e propria truffa.
Si tratta di un parere reso dal "Comitato di Consulenza giuridica della Regione Calabria" a firma del Prof. Nicola D’Ascola ed inviato al Dirigente Generale del Dipartimento Presidenza ben due volte, la prima il 3 agosto 2011 e la seconda il 6 febbraio 2012.
Ebbene il Comitato di Consulenza giuridica della Regione conferma che anche in Calabria bisogna attenersi alle modalità stabilite dal CIPE e quindi alla delibera nr. 117/2008.
Nel contempo l’Organo di consulenza evidenziava come Sorical avrebbe dovuto procedere ai conguagli rispetto alle tariffe, “illegittime”, applicate ai Comuni.
Ma evidentemente i costi per le famiglie calabresi non sono mai stati una priorità.
Ovviamente se non si tiene conto dei propri Organi consultivi, figuriamoci quanto siano considerate le sentenze, ed infatti la Corte Costituzionale nel 2009 aveva provato a ribadire come la disciplina della tariffa del servizio idrico fosse una “competenza legislativa esclusiva dello Stato”, precludendo quindi tale attività alle regioni.
Ma in Calabria quando si tratta di calpestare le leggi e vessare i Cittadini siamo innovativi.
Per quantificare le «maggiori somme» fatturate ai Comuni, il Codacons ha quindi effettuato un calcolo degli adeguamenti tariffari che «sarebbero stati ottenuti se fosse stata rispettata ed applicata la normativa vigente». Considerando, quindi, i volumi di acqua complessivamente erogata, a gravità e per sollevamento, e facendo riferimento a dati ufficiali della Regione Calabria e di So.Ri.Cal., secondo Di Lieto si può affermare che, dall’1 novembre 2004 ad oggi, ci sia stato «un maggiore importo fatturato ai Comuni calabresi di circa 150 milioni di euro». Di conseguenza ai cittadini sarebbe stato imposto «il pagamento di somme illegittimamente calcolate».
«A ciò si aggiunge – prosegue il Codacons – che nelle procedure di adeguamento delle tariffe idriche previste dalla Regione sono stati considerati investimenti programmati per circa 124 milioni di euro (periodo 2006-2010) a fronte di investimenti realizzati per circa 55 milioni di euro (periodo 2006-2009). Anche questo è un costo per gli utenti calabresi che sopportano e pagano le perdite di una rete colabrodo».
Per riportare legalità nel costo dell’acqua il Codacons ha quindi chiesto alla Procura della Repubblica di Catanzaro di sanzionare, duramente, il comportamento della Regione che penalizza, in maniera intollerabile, i cittadini calabresi.
Il Codacons ha formalizzato, inoltre, una «richiesta di ripetizione delle somme ingiustamente corrisposte a So.Ri.Cal. affinché vengano, finalmente, restituite agli utenti le somme che sono stati costretti a pagare dal 2004 ad oggi nel silenzio più assordante».