Sudafrica: minatori a rischio licenziamento. Interviene il governo
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JOHANNESBURG, 22 AGOSTO 2012 - Era previsto per ieri alle sette del mattino il licenziamento degli operai in sciopero della miniera Lonmin di Marikana in Sudafrica, ma l’intervento del governo ha impedito un ulteriore aggravarsi degli scontri. Il presidente sudafricano Zuma lunedì sera ha proclamato una settimana di lutto nazionale per i 34 operai uccisi durante gli scontri con la polizia della scorsa settimana, questo lutto deve essere rispettato da tutti, anche dalla Lonmin, che durante questa settimana non potrà licenziare i lavoratori in sciopero.
Le proteste dei lavoratori sudafricani hanno avuto inizio il 10 agosto, quando in tremila hanno richiesto uno stipendio migliore e il pagamento dei continui straordinari. Le paghe dei minatori sono infatti molto basse e non permettono di condurre una vita dignitosa. La maggior parte di loro non può permettersi una casa in affitto ed è costretta a vivere nelle baraccopoli, ha difficoltà a mantenere la famiglia e spesso gli operai lavorano sottoterra per 14 ore senza percepire un soldo in più rispetto allo striminzito stipendio che ricevono. [MORE]
La Lonmin, azienda londinese che è la maggiore produttrice di platino del mondo, ieri ha dovuto sospendere la produzione e rinviare i licenziamenti a causa delle disposizioni del presidente Zuma. Il vicepresidente della Lonmin, Mark Munroe, ha spiegato, durante un’intervista radiofonica, che l’azienda ha deciso di rispettare il lutto nazionale proclamato dal governo, inoltre sarebbe stato controproducente licenziare i lavoratori in un momento così delicato. Munroe tiene però a precisare che verranno presi dei seri provvedimenti nei confronti di tutti gli scioperanti.
In realtà la Lonmin non ha avuto molta scelta, almeno per ciò che riguarda la sospensione della produzione, perché la miniera non può proseguire il lavoro senza i tremila operai che protestano. Gli scioperanti sono infatti i rock drill operators, cioè coloro che fanno brillare le rocce a decine di metri di profondità. Il lavoro di questi operai è fondamentale nonché il più pericoloso e senza di loro l’intera azienda, che conta circa 28000 dipendenti, non può andare avanti. Lunedì sono tornati al lavoro solo il 27% dei rock drill operators, ma per continuare la produzione è necessario che tornino al lavoro l’80% di loro, per questo la Lonmin si è fermata.
Inoltre sempre lunedì, a Pretoria, ha avuto inizio il processo contro i 260 minatori arrestati dalla polizia durante lo sciopero. Le accuse mosse ai lavoratori vanno dagli atti di violenza all’omicidio e tentato omicidio. Centinaia di persone si sono riunite fuori dal tribunale per richiedere il rilascio degli operai. I magistrati hanno confermato il fermo e restano in attesa dei risultati delle indagini.
Il presidente Jacob Zuma intanto predica “pace, stabilità e ordine”, invita a unirsi contro la violenza e ha convocato ieri un dibattito parlamentare straordinario per esaminare il problema. Ma il presidente Zuma ha una enorme responsabilità per le violenze scatenate durante lo sciopero. La polizia ha l’ordine di sparare e uccidere nel caso di disordini e ciò ha portato all’uccisione di 34 minatori giovedì scorso, per un totale di 44 dall’inizio dello sciopero, e centinaia di feriti. Il clima che si respira a Marikana è di grande tensione. I minatori, guidati da una profonda rabbia, reagiscono e attaccano anche con azioni violente ma, come è stato sottolineato dal «Mail and Guardian», la reazione della polizia è stata spropositata tanto che la strage della scorsa settimana segna “uno spartiacque nelle politiche post-apartheid”.
(foto da www.ilmanifesto.it)
Laura Lussu