Sud-Est Asiatico, No Country for Rohingya Men
Estero Valle d'Aosta

Sud-Est Asiatico, No Country for Rohingya Men

mercoledì 20 maggio, 2015

 NAYPYDAW, 20 MAGGIO 2015 – I Rohingya sono una comunità apolide, descritta dall'ONU come la minoranza più perseguitata al mondo. Sono ripudiati dalla Birmania, il paese che molti Rohingya chiamano casa, e non sono ben voluti nel vicino Bangladesh, dove in decine di migliaia sopravvivono in campi profughi e accampamenti di fortuna. E potrebbero essere di fronte a una crisi umanitaria di dimensioni abnormi.

Negli ultimi tempi si sono verificati violenti scontri etnici nella regione di Rakhine in Birmania, situazione che sta portando il paese a chiedere l'espulsione della minoranza dal territorio nazionale. Imbarcazioni colme di profughi Rohingya vengono respinti al confine con il Bangladesh. Quelli che si trovano già lì vivono ai margini della società, privi di documenti e a rischio sfruttamento. È recente la notizia che ha scosso e destabilizzato il precario equilibrio di un contesto sempre più in bilico, lo stupro e l'uccisione di una donna buddista nella regione di Rakhine. Di certo un crimine efferato, ma ciò che lo rende ancor più pericoloso è il presunto coinvolgimento di musulmani della minoranza Rohingya.

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Cinque giorni fa, una folla inferocita ha preso d'assalto un autobus e ha ucciso nove musulmani, in ciò che all'apparenza sembrerebbe mosso da sete di vendetta. Ne sono seguiti scontri di inaudita ferocia. Ma la regione di Rakhine è divenuta oramai teatro di una violenza ancora maggiore: interi villaggi sono stati dati alle fiamme e la gente si è ritrovata costretta a lasciare le proprie case. Entrambe le parti si accusano a vicenda sulle atrocità in corso, e il governo della Birmania ha dichiarato lo stato di emergenza nell'area. Decine di migliaia di Rohingya vivono ora in campi profughi, in un paese che non li riconosce come cittadini e in cui le loro possibilità sociali e politiche sono state pesantemente limitate.Come conseguenza dei disordini, gli osservatori umanitari temono che la comunità possa essere oggetto di ulteriori discriminazioni.

La Birmania li ripudia, e non da meno si comporta il Bangladesh, paese che ospita la seconda comunità più grande al mondo di Rohingya, ma troppo impegnata con i propri problemi interni da poter fornire supporto umanitario ai profughi musulmani. Se invece provano a scappare via mare verso altri paesi del sud-est Asiatico, rimangono intrappolati sui barconi in mare, che nemmeno Thailandia, Indonesia e Malesia hanno intenzione di aprire le proprie porte.

In sostanza, pare che non esista un luogo dove i Rohingya possano vivere in pace, una terra alla quale possano sentirsi appartenenti. E l'andamento dell'ultimo mese non lascia certo intendere che si è avviati verso una risoluzione della crisi; piuttosto, esattamente l'opposto.

Foto / Fonte: aljazeera.com

Dino Buonaiuto


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