Studio della Oxford Economics: quanto costano i programmi politici
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ROMA, 18 FEBBRAIO 2013- La sfida era stata lanciata dal Corriere della Sera il 18 gennaio scorso. Obiettivo: trasparenza. “Alla prova dei fatti” voleva essere un’iniziativa volta a mettere a confronto i programmi dei vari partiti presenti nell’arena politica attuale e che si scontreranno il 24 e il 25 febbraio nei seggi elettorali. Il Corriere è giunto ad anlcune conclusioni basandosi soprattutto su una relazione realizzata dalla Oxford Economics.[MORE]
Nessun partito ha la bacchetta magica e tutti presentano problemi pratici di realizzabilità di alcune proposte fatte. Quattro sono stati i partiti che si sono sottoposti alla ricerca. Il Pdl di Silvio Berlusconi è quello che nel lungo termine produrrebbe il maggior innalzamento del Prodotto interno lordo e occupazione, ma a «spese del deficit pubblico». Più sicure appaiono le politiche di Mario Monti e Pier Luigi Bersani: le loro entrate sembrano più incerte, derivanti dalla vendita di beni di Stato, ma nel lungo periodo potrebbero essere più consone alla sfida del Paese. Anche Fare per fermare il declino ha risposto al questionario e la sua posizione è stata giudicata intermedia.
Il Pd avrebbe un impatto positivo sul Pil pari allo 0,4%. La crescita tornerebbe nel 2014 e si stabilizzerebbe sull’1,4% tra il 2016 e il 2018. «Non sufficiente però a fare scattare una riduzione significativa della disoccupazione» è il commento dei ricercatori dell’Oxford Economics. Anche l’inflazione sarebbe molto bassa. Troppo forse, considerando che le disposizioni della Banca centrale europea indicano la necessità di mantenere annualmente il tasso d’inflazione al 2% o nei dintorni. Se il tasso d’inflazione scendesse sotto l’1% per periodi prolungati si creerebbe la possibilità di sviluppi deflazionistici con forti cali dei prezzi e spinte recessive. Con il Pdl al governo si produrrebbe invece un deterioramento del bilancio dello Stato nel lungo periodo, avendo tuttavia nel breve la possibilità di ottenere risultati importanti. La relazione mette in evidenza che la disoccupazione si ridurrebbe sotto il 10% dal 2017 e che il reddito delle famiglie crescerebbe un po’, anche se non tanto quanto con Monti o Fare. Dal canto suo la politica del Professore porterebbe ad una crescita molto bassa del Pil per il primo biennio ma dal 2018 la crescita sarebbe dell’1,8% . Il tasso di disoccupazione si ridurrebbe lentamente e il deficit resterebbe sotto controllo, in linea con i principi del partito. Fare per fermare il declino invece punto alla riduzione della disoccupazione, che scenderebbe sotto il 10% a partire dal 2018. Il deficit resterbbe piuttosto alto, sopra l’1,5%.
Federica Sterza
Foto www.static.blogo.it