BOLOGNA, 21 OTTOBRE - Secondo Ramzi Amri, oncologo di Harvard, il male che aveva colpito il numero uno di Apple Steve Jobs poteva essere curato. La dichiarazione ha immediatamente scatenato roventi polemiche e acquisito immediatamente rilevanza mediatica . Certo, qualche dubbio riguardo alla natura di tale conclusione scientifica potrebbe essere più che lecito: e se l’oncologo avesse colto l’occasione per farsi un pò di pubblicità e finire sui giornali?[MORE]
Scetticismi permettendo secondo Ramzi l’utilizzo di metodi convenzionali avrebbe potuto scongiurare l’aggravamento della patologia tumorale che, contrariamente a quanto si pensava, non aveva assunto inizialmente le caratteristiche di un male incurabile (l’adenocarcinoma pancreatico, lascia in vita solo il 5% circa dei soggetti colpiti). In seguito alla fortuita e casuale scoperta del tumore, Jobs si era sottoposto ad una normale visita di controllo, Steve aveva preferito non intervenire immediatamente con un’asportazione chirurgica dell’area interessata: nei nove mesi che sarebbero trascorsi prima della rimozione, ormai inefficace visto lo stadio avanzato del male, egli avrebbe fatto ricorso a metodi non tradizionali che lo avrebbero quindi condannato a morte.
Ramzi, difendendosi dal fuoco incrociato delle polemiche, ha ribadito che un’asportazione immediata avrebbe potuto salvare sicuramente Jobs. Secondo quanto dichiarato dall’oncologo il male diagnosticato inizialmente, una forma leggera di tumore, è stato curato con successo nel 100% dei casi seguiti dalla sua équipe.
Gianluca Francesco Pisutu
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