Standing ovation per gli agenti accusati dell'omicidio Aldrovandi
Cronaca Emilia Romagna

Standing ovation per gli agenti accusati dell'omicidio Aldrovandi

mercoledì 30 aprile, 2014

RIMINI, 30 APRILE 2014- Era il 25 Settembre 2005 quando Federico Aldrovandi, 18 anni, fu fermato dalla polizia per un controllo, concluso con la sua morte. L'episodio scatenò grande perplessità che ancora oggi si propaga nella famiglia del giovane.
Proprio ieri al Congresso Nazionale del Sap una standing ovation è stata rivolta ai tre dei quattro agenti, Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani, accusati e condannati per l'omicidio, colposo, del giovane.

Le reazioni non tardano ad arrivare, iniziando dalla madre del ragazzo, Patrizia Moretti: «È terrificante, mi si rivolta lo stomaco - ha detto – Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso».

A manifestare la sua vicinanza per «l'indegna vicenda» Renzi che ha telefonato la donna in serata. Idem il ministro Angelino Alfano «gli applausi sono un gesto gravissimo e inaccettabile che offende la memoria di un ragazzo che non c'è più e rinnova il dolore della sua famiglia». Atteggiamento, conclude il ministro, che danneggia la Polizia, il suo prestigio, il suo lavoro.[MORE]

Ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Il capo della polizia Alessandro Pansa, che prima di andare via dal Congresso aveva parlato di «nuove regole d’ingaggio» in ordine pubblico, continua a prendere le distanze da tale condotta.

Pansa non era presente al momento degli applausi e alla notizia ha ribadito ancora una volta quanto questi atteggiamenti siano offensivi non solo nei riguardi della famiglia Aldrovandi, ma di tutta la società civile «che crede nell'operato delle donne e degli uomini della polizia». Già nelle vicende dello scorso 12 Aprile, quando un poliziotto ha dato dei calci ad una ragazza a terra durante la manifestazione romana, affermando di averla scambiata per uno zaino, Pansa si era rivolto duramente all'agente di polizia definendolo «un cretino».

Ma la riunione di Rimini mette in risalto un problema che la Polizia di Stato dovrà affrontare, per il bene dei cittadini e di tutti coloro che compiono il loro dovere, indossando con responsabilità la divisa e rischiando la vita per la sicurezza comune.

 

Valeria Nisticò

Fonte Foto: www.fanpage.it


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