Spese Marino, pm indagano. E arrivano le prime smentite su pranzi di rappresentanza
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 7 OTTOBRE 2015 - È ancora bufera sul sindaco di Roma Ignazio Marino. Nell’occhio del ciclone finiscono le sue spese di rappresentanza, dopo che i pm hanno aperto un fascicolo a seguito degli esposti presentati da M5s e Fratelli d'Italia. Per ora senza indagati né ipotesi di reato. Ma la mossa obbligata dei magistrati romani è destinata a tenere accesa la polemica politica sull'uso della carta di credito del Campidoglio da parte di Marino. E anche la Corte dei Conti indaga, dopo aver ricevuto denunce da M5S e Lista Marchini. Il primo passo dell’inchiesta della procura sulle spese sotenute dal sindaco di Roma sarà l’acquisizione, presso il Campidoglio, di tutta la documentazione relativa all'aumento del massimale, da 10 mila a 50 mila euro, di utilizzo mensile della carta di credito in dotazione ad Ignazio Marino. [MORE]
"Quello che dovevamo dire l'ha già detto il Campidoglio", ha dichiarato oggi il sindaco, dopo aver minacciato ieri querele sulla questione dei viaggi e delle cene di rappresentanza, secondo lui tutti giustificati e rendicontati. Tuttavia dopo aver messo sul sito del Comune le ricevute dall'insediamento nel 2013 alcune falle nelle ricostruzioni di Marino sono evidenti. La Comunità di Sant'Egidio smentisce di aver mai preso parte a una cena pagata dal sindaco Marino, tantomeno a quella del 26 ottobre 2013 nel ristorante romano "Sapore di Mare" in cui invece si fa riferimento nel documento del Campidoglio con il rendiconto delle spese del primo cittadino, mentre il proprietario del ristorante dove Marino pranzò il 27 luglio 2013 intervistato da Repubblica ha confermato che il sindaco quel giorno pranzò con la moglie e non con un rappresentante della World health organisation.
Gli inquirenti di piazzale Clodio dovranno accertare se Marino abbia sostenuto spese con la carta di credito del Comune al di fuori dei fini istituzionali, come chiedono i firmatari degli esposti, e per questo motivo, oltre ad esaminare la documentazione sull'aumento del plafond sentiranno come testimoni anche i titolari degli esercizi ai quali fanno riferimento i giustificativi di spesa. Agli esposti, nei quali si parla di un presunto utilizzo arbitrario della carta di credito, ipotizzando il reato di peculato, cioè l’uso privato di soldi pubblici, sono allegati estratti conto intestati al sindaco Marino. Nell'esposto di FdI, ad esempio, si parla di cene “alcune delle quali - è detto nell'atto - probabilmente non istituzionali”, e di spese “di tintoria per il lavaggio dei capi indossati in occasione di visite di Stato e ufficiali (997 euro), l'acquisto di calici e pissidi per ricorrenze e celebrazioni religiose (2.200 euro), buffet-lunch con una federazione sportiva (7.143 euro)”.
"Erano tutte spese istituzionali, incontri e cene fatte per affrontare i problemi della città - dice Marino al settimanale 'Chi' - E questo succede ovunque, anzi, Roma con me spende meno che in passato e certamente in linea con le altri grandi città". Per il capogruppo M5S in Campidoglio Daniele Frongia, però, "i sindaci delle altre grandi città non hanno la carta di credito" e anche a Roma l’ex primo cittadino Francesco Rutelli conferma di non averne mai avuta una.
Tiziano Rugi