S&P declassa l'Italia. Letta: «Italia resta un sorvegliato speciale»

Rosy Merola
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MILANO, 10 LUGLIO 2013 – Titoli di Stato italiani ad un passo dal livello spazzatura. È questo il risultato derivante dall’annuncio – come era stato accennato ieri sera - da Standard & Poor's, che ha deciso di tagliare il rating sui titoli sovrani di lungo periodo - da BBB+ a BBB, con outlook negativo – come conseguenza del «peggioramento delle prospettive economiche» e dei rischi per i conti pubblici dovuti «agli approcci divergenti dentro la maggioranza che sostiene il governo Letta».

In particolare, l'outlook negativo equivale a dire che, per S&P ci sono «almeno una chance su tre che il rating possa essere abbassato di nuovo nel 2013 o 2014. In particolare se il governo non riuscirà a implementare politiche che evitino un deterioramento ulteriore della situazione di bilancio e risolvano alcune delle rigidità nei mercati del lavoro, dei servizi e dei prodotti che hanno bloccato la crescita. Ma, secondo il Tesoro, la decisione di S&P è non condivisibile, retrospettiva e non di prospettiva». [MORE]

Come era immaginabile, tale decisione ha scatenato gli ambienti politici ed economici. Letta, in un’intervista registrata per la trasmissione di Rai3 “Ballarò” - pochi minuti dopo la diffusione della notizia del declassamento del nostro Paese – ha dichiarato: «l’Italia resta un sorvegliato speciale. La situazione rimane complessa, chi pensa che a livello internazionale sia tutto risolto si sbaglia di grosso». Nonostante ciò, il presidente del Consiglio spera che a fine anno maturino «due premi possibili: il primo - dice - riguarda la stabilità, se lo spread rimane basso risparmieremo un paio di miliardi che potremo utilizzare per alleggerire le scadenze Imul e Iva. Il secondo riguarda il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, questi daranno più incassi Iva e questa seconda voce consentirà di avere a fine anno una maggiore flessibilità. O anche dei margini maggiori per il 2014, quantificabili nello 0,4 o nello 0,5 per cento, ma spero che siano dello 0,6 del rapporto deficit-Pil»

Per il Tesoro, si tratterebbe di una decisione vecchia: «l'agenzia di rating non tiene sufficientemente conto delle azioni che il governo ha intrapreso per migliorare la crescita e la competitività».

BRUXELLES PREOCCUPATA. «L'Italia deve prendere seriamente le raccomandazioni dell'Unione Europea sulla necessità di spostare la tassazione da lavoro e capitale verso consumi e proprietà immobiliare», ha sostenuto il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn che ha aggiunto: «L'Italia è un paese fondamentalmente europeista e gli italiani sono profondamente europeisti. In questo senso ho fiducia che l'Italia porrà l'attenzione dovuta a queste raccomandazioni. La priorità rimane «mantenere il deficit sotto il 3% del Pil nel 2013».

REAZIONE MERCATI FINANZIARI. La decisione di S&P si fa sentire a Piazza Affari già in apertura: Il Ftse Mib viaggia intorno a - 0,5% a 15.710 punti. Oggi occhi puntati sull'asta Bot a 12 mesi dopo il declassamento dei titoli sovrani. Il downgrade negativo pesa anche sul differenziale Btp/Bund che si è allargato a 289 punti base (tasso sul decennale italiano al 4,52%), cosa che si riflette sui bancari sul Ftse Mib:Unicredit -1,25%, Mediobanca -1,22%, Ubi Banca -1,66%, Banco Popolare -1,44%,Bpm -2,1%, Mps -1,45%, Bper -1,29%, Intesa Sanpaolo -0,76%.

(fonte: Il Messaggero, Milano finanza)

Rosy Merola

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Scritto da Rosy Merola

Giornalista di InfoOggi

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