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SIRIA, 22 FEBBRAIO 2012 – La repressione contro le forze anti-regime siriane hanno provocato oggi la morte di due giornalisti occidentali. L’americana Mary Colvin e il francese Remi Ochlik sono stati uccisi durante il bombardamento nella città di Homs, che è in corso da stamani. Il bilancio dei morti è di 19 civili, tra cui i due giornalisti morti nella città simbolo della ribellione antigovernativa. L’ordigno ha colpito il centro stampa allestito dai ribelli nel quartiere di Bab Amr provocando la morte della giornalista americana e del fotografo francese, e il ferimento grave di altri 3-4 reporter. Le due vittime erano state testimoni su numerose scene di guerra, tanto che Mary Colvin aveva perso un occhio a causa della scheggia di una granata, e Remi Ochlik aveva vinto da poco il premio World Press Photo con uno scatto sulla rivoluzione libica. Il consiglio nazionale siriano ha dichiarato che l’azione militare è l’unica soluzione per la Siria, che continua a permettere il rastrellamento nei quartieri di Damasco con blocchi e controlli sui residenti, e la fucilazione degli attivisti.[MORE]
In Tunisia si terrà venerdì un incontro del gruppo “Amici della Siria” per valutare la possibilità di fornire armi ai ribelli siriani. La Russia appoggia la richiesta della Croce Rossa internazionale di sospendere i conflitti due ore al giorno per permettere agli aiuti e ai convogli umanitari di operare. Nicolas Sarkozy ha dichiarato: "Abbiamo già avuto un cameraman francese ucciso. Basta, quel regime deve andarsene. Non vi è nessuna ragione per cui i siriani non abbiano il diritto di vivere la loro vita. Presento le mie condoglianze alle famiglie", ha detto. "Questo dimostra come la libertà di informare sia importante, quanto il mestiere di giornalista possa essere difficile. Voglio rendere loro omaggio perché se non ci fossero i giornalisti laggiù non sapremmo cosa sta accadendo". La Francia ha quindi convocato l'ambasciatore siriano a Parigi e ha chiesto che venga consentito l'accesso umanitario a Homs, che da settimane si trova sotto l'assedio del regime.
Giulia Cancedda
(fonte foto: asca.it)