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DAMASCO, 26 FEBBRAIO – Si fa sempre più tesa la situazione umanitaria nella Ghuta, fertile regione siriana che circonda la Capitale del Paese mediorientale e che costituisce una grande oasi nel deserto, dunque fortemente popolata. Nonostante la tregua chiesta più volte e a gran voce dalle Nazioni Unite, da giorni l’intera area è martoriata da bombardamenti ad opera delle forze militari del regime di Assad, coadiuvate da truppe provenienti dalla Russia, che cercherebbero di rintracciare le cellule terroristiche jihadiste superstiti, rintanate nei villaggi della zona. [MORE]
L’Osservatorio Nazionale siriano per i diritti umani (Ondus) ha avanzato il sospetto che le truppe di Assad abbiano sferrato anche un attacco chimico nell’area del villaggio di Al-Shifuniyah, nella Ghuta orientale. L’Organizzazione non governativa, infatti, testimonia che alcune decine di civili avrebbero avvertito sintomi di soffocamento e la morte di un bambino per intossicazione, risalente a questo pomeriggio, rappresenterebbe un’ulteriore conferma dei sospetti. Non esistono ancora, però, informazioni certe ed ufficiali sulla natura delle armi utilizzate nel raid aereo.
Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha ribadito dunque l’invito, rivolto a tutte le parti coinvolte, ad attuare immediatamente la tregua di 30 giorni approvata sabato scorso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in modo da consentire quantomeno l’evacuazione della popolazione. “È giunto il momento di fermare questo inferno sulla Terra” – ha tuonato oggi Guterres, nel suo discorso di apertura della 37esima sessione del Consiglio, affermando che “la Ghuta orientale non può più aspettare” e ricordando che “gli sforzi per combattere il terrorismo non possono in ogni caso prevaricare la salvaguardia delle vite umane”.
La replica di Sergej Lavrov, Ministro degli Affari Esteri russo, non si è fatta attendere: egli ha infatti definito le notizie sull’utilizzo di armi chimiche “una mera provocazione”, sostenendo che si tratterebbe di “accuse volte a denigrare l’impegno delle truppe” di Mosca e di Damasco. Secondo Lavrov, dietro tali insinuazioni si celerebbe addirittura un tentativo degli Stati Uniti di dividere la Siria per poi costituirvi una sorta di proprio Stato-satellite. Nonostante le parole del Ministro lascino intendere che la Russia potrebbe non avere intenzione di fermare i bombardamenti sull’enclave alle porte di Damasco, successivamente il Presidente Putin avrebbe indirettamente manifestato (attraverso l’Agenzia Ria Novosti) la volontà di concedere delle piccole pause, a partire da domani e per cinque ore al giorno (dalle 9 alle 14), in modo tale da costituire un corridoio umanitario e consentire ai civili di abbandonare la zona.
Nell’attesa che le esortazioni dell’ONU vengano accolte, il bilancio delle vittime civili in Siria è sempre più grave. Dall’inizio della guerra civile nello Stato mediorientale, nel 2011, in base alle informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano sarebbero quasi 13.000 i morti tra la popolazione inerme, di cui 500 soltanto nell’ultima ondata di bombardamenti che dal 18 febbraio sta radendo al suolo i villaggi della Ghuta.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: huffpostarabi.com