Siria, ragazze vendute in matrimonio a ricchi arabi
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Siria, ragazze vendute in matrimonio a ricchi arabi

mercoledì 28 novembre, 2012

SIRIA, 28 NOVEMBRE 2012- La guerra civile in Siria è ancora in atto. Nonostante l’attenzione internazionale in queste ultime settimane si sia spostata leggermente più a sud, per seguire la vicenda Gaza-Israele, in Siria le cose vanno peggiorando giorno dopo giorno. Protagonisti non sono solo i ribelli contro le forze governative di Assad, ma la gente comune, costretta a vivere in campi profughi e a sopravvivere come può. Anche vendendo le proprie bambine come spose a ricchi uomini d’affari di Golfo per poco più di 1.000 euro. [MORE]

Le hanno denominate le «spose a basso prezzo». Ragazzine adolescenti, regalate ad arabi facoltosi in cambio di una somma di denaro irrisoria. Gli uomini vengono addescati all’areoporto o di fronte agli hotel a cinque stelle. «Le donne siriane piacciono nel mondo arabo. Sono chiare di pelle in una parte del globo dove il sole abbronza e invecchia troppo in fretta, alte, gli occhi grandi» raccontano attivisti locali per la difesa dei diritti umani a Cassandra Clifford, militante americana fondatrice di “Bridge to Freedom Foundation”. Sono giovani, tra i 15 e i 16 anni, belle, nel pieno della vita. In più costano anche poco. Le famiglie le cedono senza fare troppi complimenti. Hanno bisogno di quel denaro per tirare avanti, per sfuggire all’orrore che dilaga intorno a loro. Le Nazioni Unite hanno denunciato che il mercato delle spose siriane si sta allargando sulla rete. I siti arabi specializzati sono ben dettagliati e garantiscono un’ampia offerta.

Ma c’è chi, a questo mercato disumano si oppone con fervore. «Solo perchè abbiamo perso le nostre case questi pensano che possono prendersi le nostre donne. Ma si sbagliano di grosso. Qui non siamo come in Giordania. I campi profughi sono sorvegliati dalla polizia turca e da nostre sentinelle locali. I papponi non possono entrare. Guai a loro!» dice Ibrahim Naimi, 42 anni, proprietario di un piccolo caffè nella città di tende.

Federica Sterza

 

Foto www.unicef.it


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