Siria, Obama: «Comunità internazionale non resti in silenzio». Ma Damasco avverte: «Siamo pronti»
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STOCCOLMA, 4 SETTEMBRE 2013 - Alla vigilia dell’importante G20, che si aprirà domani a San Pietroburgo, il presidente americano Barack Obama interviene, durante una conferenza stampa svoltasi a Stoccolma, sulla questione Siria rivolgendo un appello all’intera comunità internazionale: «di fronte alla barbarie che si sta verificando in Siria la comunità internazionale non può restare in silenzio».[MORE]
«Io rispetto il processo delle Nazioni Unite – ha affermato Obama – ma crediamo fermamente che sia stato il regime siriano di Assaf ad usare le armi chimiche il 21 agosto scorso a Goutha. Occorre una risposta efficace alla barbarie dell’attacco chimico siriano». Dichiarazioni rilevanti soprattutto se avvengono alla luce del primo positivo riscontro che il presidente Obama ha incassato dal Senato americano sulla bozza che lo autorizza ad un intervento militare in Siria. Testo che comunque dovrà superare il voto del Congresso che si riunirà il prossimo 9 settembre.
E proprio sul voto del Congresso statunitense, il presidente ha tenuto a precisare: «Non ero tenuto a sottoporre all’approvazione del Congresso la proposta di un’azione militare in Siria, e averlo deciso non vuole essere un mero e vuoto esercizio. Ma come “Commander in Chief” mi riservo il diritto di agire nell’interesse del Paese. Sono convinto – ha aggiunto il presidente USA – che il Congresso approverà un’azione militare in Siria, un’azione limitata nei tempi e negli obiettivi. È in gioco la credibilità non solo mia, ma del Congresso e dell’America».
Ma quest'oggi sull’operato del Congresso americano, e di riflesso del presidente Obama, si è espresso il presidente russo, Vladimir Putin, che nel corso di una conferenza stampa a Mosca ha affermato: «il Congresso degli Stati Uniti non ha il diritto di legittimare un’aggressione contro la Siria – ha precisato Putin – Stanno discutendo se autorizzare l’uso della forza ma senza l’avallo Onu. In ogni paese il Parlamento sanzionerebbe un atto simile perché tutto quello che va oltre l’inquadramento del Consiglio di Sicurezza dell’ Onu a meno che non si tratti di autodifesa è un’aggressione».
Tuttavia dalle rigide parole del presidente russo arriva una prima ed inaspettata apertura ad un attacco militare in Siria, a patto che, a detta dello stesso Putin, sia accertata la netta responsabilità del regime di Assad nell’utilizzo scellerato di armi chimiche. Inoltre, altra imprescindibile condizione per Mosca è il via libera all’intervento da parte dell’Onu. «Solo allora – dice sempre Putin – la Russia sarà pronta ad agire in modo più decisivo e serio».
Una posizione, dunque, del tutto nuova quella assunta dal Cremlino che ha anche fatto sapere di aver sospeso i rifornimenti di missili anti-aerei a lungo raggio che solitamente offre alla storica alleata Siria. Un regime siriano che, ad ogni modo, non sembra essere turbato da questi ultimi sviluppi, anzi ha allertato i fedeli alleati a tenersi pronti per controbattere ogni sorta di attacco militare. Da Damasco, infatti, il ministro degli Esteri, Faisal Muqdad, fa sapere che: «la nostra posizione non cambierà neanche se ci fosse una terza guerra mondiale. Nessun siriano – ha precisato il ministro – può sacrificare l’indipendenza del suo Paese».
(Immagine da ilmessaggero.it)
Giovanni Maria Elia