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ANKARA ( Turchia ), 17 novembre 2011 – Sempre più grave la crisi internazionale intorno alla Siria. Ricordiamo che nella giornata di ieri il paese, al termine di una riunione di tutti i ministri degli esteri dei paesi appartenenti alla Lega Araba svoltasi a Rabat, in Marocco, è stato ufficialmente sospeso come membro proprio della Lega Araba.[MORE] Il governo siriano è stato inoltre invitato, al termine della stessa riunione, a firmare l’accordo sull’invio, da parte della stessa lega, di una delegazione d’osservazione sul paese. Tre giorni, il tempo massimo concesso per la firma dell’accordo da parte del governo di damasco. Al termine dell’incontro il primo ministro nonchè ministro degli esteri del Quatar, Sheikh Hamad bin Jassim, ha affermato che qualora la Siria non accetti di collaborare gli altri menbri si troverebbero costretti ad applicare sanzioni economiche nei confronti del paese.
Mentre la Francia e il Marocco, causa gli scontri interni al paese dei giorni scorsi, hanno deciso di richiamare i propri ambasciatori a livello internazionale, i paesi membri della lega hanno dichiarato di essere contrari a qualsiasi intervento esterno decidendo di aspettare di conoscere le intenzioni di Damasco per poi decidere quali eventuali misure prendere per garantire l’incolumità dei civili, di primaria importanza. Gli scontri all’interno del paese però continuano,nonostante le minacce di sanzioni arrivate nella giornata di ieri. Se in un primo momento si era diffusa la notizia dell’attacco di una base militare da parte dei ribelli siriani, è stato rettificato da poco che l’attacco è si avvenuto ma i ribelli hanno preso d’assalto una sede giovanile del partito Bath nella provincia di idlib mentre nel suo interno si stava svolgendo una riunione dei responsabili delle forze di sicurezza.
Mentre si attendono quindi di conoscere quali siano le risposte del governo di Damasco alle richieste della lega Araba la Turchia fa un passo in avanti e fa sapere di essere favorevole ad appoggiare l’imposizione di una no-fly zone in grado di proteggere le forze di opposizione al governo siriano. Come viene riportato oggi su un quotidiano locale le condizioni per un appoggio del governo turco ad un simile intervento sono tre. In primo luogo che l’Onu dichiari una no-fly zone di cinque chilometri a nord di Aleppo, che si trova sul confine turco. In secondo luogo che la zona di interdizione al volo sia attuata dalla Turchia insieme agli Usa e all’Ue che fungerebbero da garanti. In terzo luogo che tutta la Lega Araba ne appoggi la realizzazione.
Sulla scia della proposta avanzata in giornata dal governo di Ankara il leader in esilio dei Fratelli musulmani di Siria, Mohammad Riad Shakfa, che si trova proprio in Turchia nella città di Istanbul ha affermato che il popolo siriano è pronto ad accettare un intervento turco nel proprio paese volto a proteggere la popolazione dalle violenze imposte dal regime di Damasco. Ha poi sottolineato come l’intervento della Turchia sia maggiormente gradito rispetto all’intervento da parte di altri paesi occidentali, ponendo l’accento sullo scopo unicamente umanitario, cioè quello di proteggere i civili, dell’azione proposta. Mentre il termine entro il quale il governo di Damasco è chiamato a dar risposta alle proposte avanzate dalla Lega Araba stà per scadere, ancora nessun cenno di risposta mentre i paesi della lega si preparano all’eventualità di dover affrontare una crisi che si preannuncia molto difficile.
Per ora gli Usa e i paesi membri dell’Ue si mostrano fiduciosi nella possibilità che la crisi siriana possa essere risolta in seno alla Lega araba ma non escludono a priori possibili interventi a garanzia dell’incolumità della popolazione, come già precedentemente fatto con paesi come la Libia.
Daniela Dragoni