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ANKARA,24 GENNAIO- La lotta contro i curdi intrapresa dall’esercito turco con l’aiuto degli alleati siriani e denominata “Ramoscello d’ulivo” ha visto già 260 militanti curdi essere “neutralizzati”, cioè feriti, uccisi o catturati.[MORE]
Queste sono le notizie riportate a 5 giorni dall’inizio dell’operazione militare turca, numeri piuttosto alti quindi quelli registrati ad Afrin, luogo dell’offensiva di Erdogan.
Per quanto riguarda i soldati turchi, risultano essere 3 gli uomini uccisi fino ad ora sul campo di battaglia.
L’obiettivo di Ankara è quello di creare una fascia di sicurezza lunga oltre 30 km che serva da cuscinetto al suo confine meridionale e non si tratta della prima operazione di questo genere messa in atto dalle forze di Erdogan, già nel 2016 era stata intrapresa l’operazione “Scudo dell’Eufrate” nel Nord della Siria per impedire l’espansione dei curdi a ovest dell’Eufrate e spezzare così la contiguità territoriale curda.
La preoccupazione più grande per il governo turco è quella della creazione di uno stato indipendente curdo al suo confine meridionale che faccia da catalizzatore per le istanze autonomiste dei curdi turchi.
Inoltre sono molti gli interessi in ballo e i motivi che fanno da sfondo all’offensiva turca, in primis i rinnovati rapporti tra Mosca, Ankara, Teheran e Damasco, i quali sembrano condividere l’obiettivo di semplificare lo scacchiere nord-occidentale siriano a proprio vantaggio, infatti i siriani,ora impegnati a Idlib per eliminare i jihadisti di Tahrir al-Sham potrebbero beneficiare della tutela da parte di Ankara nel caso in cui ad Afrin le cose andassero per il verso giusto e così, con la protezione turca,Tahrir al-Sham rimarrebbe intrappolata a Idlib.