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MESSINA, 22 APRILE 2014 - In Sicilia il flusso migratorio proveniente dall'Africa non sembra controllabile e tantomeno gestibile dalle autorità locali. L'operazione Mare Nostrum diviene quasi un incentivo per gli sbarchi invece che fungere da deterrente: la nostra marina militare, legittimamente, soccorre i barconi in difficoltà conducendoli in salvo verso le coste siciliane. Comportamento encomiabile e nulla da eccepire, tuttavia i centri di prima accoglienza allestiti su territorio siculo non sembrano in grado di far fronte ai continui arrivi, con il risultato che molti migranti preferiscono la fuga ai nostri lager. Senza il filtro dei centri accoglienza ovviamente non ci sarà alcun controllo sanitario e le rassicurazioni delle istituzioni italiane circa il rischio di diffusione epidemie finiscono nel vuoto.[MORE]
Se la nefasta previsione, che indica in seicentomila unità il numero di disperati pronti a lasciare l'Africa alla volta della Sicilia, fosse realistica, credo siano necessarie soluzioni praticabili ed efficaci al fine di porre un argine all'imponente flusso. Personalmente credo che l'unica possibilità per cercare di monitorare la fuga di massa dal Continente africano risieda in un'opzione militare che ponga sotto il diretto controllo della nostra Marina le coste libiche. Naturalmente sarebbe auspicabile un'operazione congiunta europea, tuttavia anche in assenza della benedizione dell'Ue, l'Italia non deve lasciarsi travolgere dagli eventi.
Non si tratterebbe certo di un'altra "campagna di Libia" ma di un’opzione tesa a regolarizzare l'immigrazione. Dopo la fine del regime dittatoriale di Muammar Gheddafi, la debolezza governativa del nuovo esecutivo libico ha permesso lo sviluppo incontrollato di organizzazioni criminali specializzate nella tratta degli esseri umani. Quella sorta di “tappo” costituito dalla dittatura, per quanto deplorevole, risultava efficace nel dissuadere un numero consistente di scafisti. Senza un presidio italiano lungo il litorale libico, il nostro Paese rischia un'invasione senza precedenti, con effetti sociali, sanitari ed economici non preventivabili.
Fabrizio Vinci [email protected]