Si ritorni ad un messaggio chiaro e trasparente!
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È necessario credere per vivere senza mai disdegnare il prossimo, evitando di porsi come una specie protetta. Se l’altro non crede ogni cristiano dovrebbe porsi in una posizione di “autocritica” e capire cosa di sé non ha prodotto la giusta attenzione altrui. Essere discepoli del Signore significa saper mostrare all’esterno di sé la propria fede, attraverso il modo di essere e di fare. Non si tratta di convincere l’altro alle proprie convinzioni religiose con mille locuzioni, magari auliche e pompose, ma di tratteggiare nella storia quotidiana la propria serenità interiore con radici profonde nella Parola. Mettere l’altro nelle condizioni di toccare con mano la bellezza della conversione raggiunta, non è altro che il dono di una grazia. Un’attrattiva celeste che si concede a chi fa ancora fatica ad aprire gli occhi al cielo per potersi redimere. [MORE]
È stato così con il Faraone ai tempi di Mosè con le dieci piaghe d’Egitto. Un’offerta del Signore all’uomo più potente di quel popolo non per sfidare l’arte dei suoi maghi, ma per aprire nel suo cuore una breccia d’amore verso il vero Dio. Una grazia respinta nell’inseguire il popolo d’Israele tra le onde del mar rosso. La fede non si impone, si mostra con umiltà e gioia per sollecitare il rinnovamento del cuore e dei pensieri di quanti si predispongano a percepire la luce persa o mai conosciuta. Anche gli apostoli, nonostante i miracoli di Gesù, facevano fatica a capire fino in fondo il viaggio del Messia verso Gerusalemme, dove lo aspettavano la condanna degli uomini e l’atrocità della croce. Solo la trasfigurazione del Figlio dell’uomo sul monte, alla presenza di Mosè e di Elia, con la voce tuonante del Padre che indicava in Cristo il suo figlio prediletto, scosse l’animo di Giacomo, Giovanni e Pietro prescelti per l’occasione.
Una esperienza unica che solo dopo la morte di Gesù sarà rivalutata nella sua sublime verità in una lettera di Pietro. Credere veramente non è facile, specie in un periodo in cui l’uomo ha deciso di essere da sé stesso. Ecco perché non si può convincere chi non crede con l’arte della retorica. Serve l’invito discreto per partecipare a realtà comunitarie o personali capaci di far sentire il profumo della conversione. Ogni passo dell’altro in questa direzione è una grazia a lui concessa per il suo riscatto interiore, tramite la forza della stabile missione del credente. Occorre però osservare che la collettività di oggi nella sua recente conformità sociale, tra mille conquiste sociali, economiche, nonché politiche, accompagnate da profondi cambiamenti strutturali, nasconde le insidie più ambigue possibili per ogni percorso di conversione.
Il tutto anche per l’apatia palpabile di diversi cristiani. Illuminanti le parole dure, non estranee però al contesto attuale, che seguono: “Il Padre dei cieli dovrebbe intervenire con parole di fuoco per bruciare tutti i falsi pensieri, le false parole, ogni menzogna che oggi i cristiani proferiscono nel nome del Vangelo, nel nome di Cristo, nel nome della Chiesa. Dovrebbe invitare tutti a camminare nello Spirito Santo, perché solo nello Spirito si può comprendere il Vangelo in ogni sua Parola”. Il messaggio è chiaro! Senza lo Spirito Santo non c’è uomo, pur se cristiano, che possa spegnere l’ingratitudine umana verso “Chi” nella suo assoluto dominio divino detiene le chiavi di ogni verità. A nulla vale neanche l’arte umana, filosofica o scientifica che sia, se priva della saggezza primaria che regna nel cuore del Padre. Si ritorni perciò ad un messaggio chiaro e trasparente!
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