Sentenza Unipol: «Berlusconi decise come capo del Pdl»
Cronaca Lombardia

Sentenza Unipol: «Berlusconi decise come capo del Pdl»

martedì 4 giugno, 2013

MILANO, 04 GIUGNO 2013 – Per i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano, non solo Silvio Berlusconi avrebbe ascoltato la telefonata tra Piero Fassino (l'allora leader dei Ds)e Giovanni Consorte(ex numero uno di Unipol), ma «il contenuto di quella telefonata venne sfruttato politicamente, come avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni di chi aveva proposto il regalo», ovvero sia gli imprenditori che fecero ascoltare l'intercettazione a Silvio e Paolo Berlusconi. Questo è quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dell'ex premier a un anno di reclusione e del fratello (a due anni e tre mesi) per concorso in rivelazione del segreto d'ufficio.

In particolare, la telefonata incriminata è quella intercettata il 18 luglio 2005 - in piena tentata scalata di Unipol a Bnl - la quale fu poi pubblicata dal quotidiano ‘Il Giornale’, in data il 31 dicembre 2005. Nelle motivazioni - altresì - i giudici sottolineano che «va inoltre considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a quattro mesi dalle elezioni, e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l'interesse politico della intercettazione era pertanto evidente, così come la volontà di darvi risalto». [MORE]

Entrando nel merito della sentenza, per i giudici l'uso politico della telefonata deve essere ricercata nella sua «carica di portata evocativa», evidenziando che quella conversazione risulta «significativa della capacità della sinistra di 'fare affari' e mettersi a tavolino con i poteri forti, in aperto contrasto con la tradizione storica, se non del partito, quanto meno, dell'orientamento del suo elettorato». Inoltre, si puntualizza nelle motivazioni: «La frase 'abbiamo una banca' è rimasta impressa nella memoria collettiva, segno della efficacia della operazione mediatica di cui è stata oggetto. Così efficace da rimanervi dopo anni». Allo stesso tempo, nella sentenza si sottolinea che «tale considerazione conduce alla peculiare suggestività della intercettazione pubblicata, capace di spiegare quegli effetti sull'opinione pubblica dei quali hanno riferito vari testi».

A seguito di ciò, a Silvio Berlusconi non sono state riconosciute le attenuanti generiche nel processo sulla pubblicazione della telefonata Fassino-Consorte, «tenuto conto della qualità di pubblico ufficiale dell'ex premier e della lesività della condotta nei confronti della Pubblica amministrazione, gravemente danneggiata dalla plateale violazione del dovere di fedeltà dell'incaricato di pubblico servizio», nella persona di Roberto Raffaelli, il titolare della società che aveva assunto l’incarico di effettuare le intercettazioni telefoniche da parte della procura di Milano. Nelle motivazioni della sentenza di condanna a un anno di reclusione per Silvio Berlusconi, i giudici hanno fatto pesare anche la «gravità del reato e del fatto che c'è insufficienza della condizione di incensuratezza dell'imputato, peraltro gravato da altre condanne, sia pur non definitive».

(fonte: Il Messaggero, L'Unità)

Rosy Merola

 


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