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Sembrava che con gli accordi di pace del 1998 la situazione fosse tornata abbastanza tranquilla, e che l’Irlanda del Nord si fosse finalmente messa alle spalle, dopo tre decenni e oltre tremila morti, il periodo degli scontri confessionali. Da una settimana a questa parte, però, la paura è tornata a farla da padrona nell’Ulster. [MORE]
Da qualche giorno, infatti, Short Strand , la roccaforte cattolica di una Belfast principalmente protestante, è diventata protagonista di scenari fatti di scontri e violenze; anche ieri si sono registrati nella zona numerosi tafferugli, e solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine , colpite più volte con sassi e bottiglie (di sei persone il bilancio dei feriti), la vita nel quartiere è potuta tornare alla normalità.
I disordini questa volta sono stati meno gravi rispetto a quelli della scorsa settimana, ma i timori che alcuni equilibri si siano incrinati non sono affatto infondati, e anche il governo britannico comincia a temere l’ipotesi di una spirale di violenze che potrebbe nuovamente innescarsi.
Gli echi dell’ultimo attentato del 2 aprile scorso, quando una autobomba esplose a Omagh, uccidendo un agente di polizia cattolico di 25 anni, con un’azione attribuita ad un gruppo estremista , legato agli indipendentisti repubblicani, tornano a farsi sentire. E la gente ha paura. E’la stessa atmosfera che si respirava dieci anni fa, dicono alcuni.
E, in effetti, anche la polizia ha definito le sommosse come “le peggiori da molti anni a questa parte”, e il primo ministro dell'Irlanda del Nord, Peter Robinson si è dichiarato pronto ad intervenire contro problemi che a Belfast stanno diventando sempre più gravi.
Simona Peluso