Scola: «Non lasciamoci dominare dall'imperativo tecnologico»
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MILANO, 20 APRILE 2014 - «Si mostrò a essi vivo». Inizia così l’omelia dell’Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, durante la messa solenne della Pasqua di Risurrezione del Signore celebrata questa mattina.
In un Duomo gremito di fedeli, il cardinale ha ricordato innanzitutto la centralità della Pasqua nella fede cattolica: «è la festa che dà origine a tutte le feste, il manifestarsi del Risorto perché se è vivo ben si comprende che diventi la ragione di vita per tutti noi».
Nell’impossibilità di scindere ragione e religione, bensì nella necessità costante di conciliare e far dialogare la fede e la ragione stessa, il cardinale Scola ha sottolineato più volte come la vita ed il pensiero di ogni uomo non debbano ridursi a mera razionalità empirica: «il Risorto chiede di essere riconosciuto dai suoi figli, duemila anni fa come oggi, dall’uomo postmoderno decisamente poco propenso ad abbandonare il criterio della verifica empirica».
Da qui il monito dell’Arcivescovo contro l’eccessiva fiducia riposta nella scienza moderna, alla luce, per altro, del recente fatto di cronaca sul presunto scambio di embrioni fra due coppie che si erano sottoposte alla fecondazione assistita: «Riconoscere e valorizzare le strabilianti scoperte della tecnoscienza è importante, - ha affermato Scola – ma non significa subirne tutti i risultati, quasi lasciandosi dominare da una sorta di imperativo tecnologico. Siccome si può fare, allora si deve fare». Se così fosse, ha precisato ci sarebbe «un passaggio indebito».[MORE]
«La Chiesa ama la vita – ha concluso Scola – dal suo concepimento fino al suo termine naturale e invita a riconoscere il dono del figlio come frutto dell’unione d’amore tra l’uomo e la donna in cui spirito e corpo di entrambi sono coinvolti».
(Immagine da resegoneonline.it)
Giovanni Maria Elia