Scandalo ad Oxford: il marchio dell'università diventa made in China
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OXFORD, 20 SETTEMBRE 2011- La crisi economica non risparmia nessuno; nemmeno le università. Stavolta, però, non si parla degli atenei del bel Paese, costantemente in balia di tagli, ma dell'istituzione universitaria più prestigiosa al mondo.[MORE]
Già, anche a Oxford il protafoglio piange. Non bastano le rette astronomiche salite da tremila a novemila sterline l'anno; insufficienti anche le donazioni degli ex-alunni e i finanziamenti statali. L'ateneo è in piena crisi, e stringere la cinghia significherebbe prestare il fianco a concorrenti del calibro di Oxford e Cambridge.
Che fare, allora, per raccimolare un pò di fondi? Vendere il proprio marchio ufficiale a un mobilificio cinese, per esempio. Ed è proprio questa la soluzione che è stata messa in pratica, con grande sdegno dell'intera comunità accademica (che grida alla vergogna e alla prostituzione intellettuale), ed enorme gioia tra i (pochi) fortunati che potranno permettersi l'esclusiva linea di arredamento.
Sale da pranzo in stile mensa dei film di Harry Potter (le scene sono state davvero girate in uno dei refettori di Oxford), librerie che riproducono quelle della celebre Bodleian Library, la biblioteca universitaria più fornita d'Europa, copie della scrivania di John Radcliffe, medico personale di re Guglielmo II ed ex alunno dell'ateneo. Sedie, divani, eleganti tavoli, tutto made in China.
I professori si dicono scandalizzati; eppure solo pochi anni fa, anche l'eterna rivale americana Harvard aveva fatto una mossa simile, cedendo il proprio nome ad un'azienda di abbigliamento.
Che piaccia o meno, la strategia sembra funzionare; e i mobilieri cinesi sono già pronti a fregarsi le mani.
Simona Peluso