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SAVONA, 23 APRILE 2014 - Questo 25 Aprile è caratterizzato: Da un pesante aggravamento della offensiva delle organizzazioni neofasciste e neonaziste, che in Europa e specificamente in Italia mirano ad espandersi e a conquistare posizioni in tutti i settori della società civile, con metodi ora terroristici, violenti e minacciosi, ora falsamente pacifici e vittimistici. Invece si insinuano – in forme ambigue e dissimulate – nelle stesse istituzioni repubblicane, travestendosi e mascherando la propria attività, specie quando si rivolgono a giovani sovente poco e male informati. Le istituzioni, d’altra parte, non sempre danno risposte adeguate, come sarebbero obbligate a fare in quanto enti che direttamente o indirettamente traggono la propria legittimazione da precise norme costituzionali. Governo, Parlamento, forze politiche, sindacali e associative – per diverse ragioni e con diversi atteggiamenti – tendono ad ignorare la realtà eversiva della molteplice galassia del neofascismo, del neonazismo e delle loro conseguenze nefaste. “Non sono affari nostri”, “Noi dobbiamo amministrare bene”, sembrano dire mentre sono intenti a far scivolare la polvere sotto il tappeto; e - se possono - preferiscono ignorare la parola “antifascismo”, evitano di fregiarsene, la considerano imbarazzante, preferendo quella “neutralità” dentro la quale si possono fare agevolmente molte cose utili e buone. L’ANPI nazionale e il suo presidente Smuraglia denunciano questa situazione da mesi, un poco soli per la verità.
Come deve essere questo 25 Aprile? Ci saranno celebrazioni, ci saranno ricostruzioni storiche come quella che si ripete da alcuni anni del 25 Aprile sul Priamar, da segnalare per qualità e ricchezza di eventi, ma che tuttavia rimane anch’essa nell’ambito di manifestazioni ludico-celebrative-rievocative. Né le une né le altre possono esaurire il nostro impegno prioritario, che è quello di dare subito una risposta forte e dura alla eversione neonazifascista e un appello energico alle istituzioni troppo spesso distratte rispetto ai loro doveri costituzionali. Questo impegno assolutamente prioritario non può essere sostituito da iniziative pur importanti perché ciò significherebbe un tradimento – consapevole o no – del compito che oggi hanno coloro che si richiamano alla Resistenza e all’Antifascismo, e cioè di impegnarsi per un 25 Aprile di azione, di mobilitazione e di lotta. L’antifascismo esplicito ed attivo deve essere il punto di riferimento comune e unificante per tutti i progressisti che si oppongono ai conservatori della destra politica, economica, sociale. Perché anche quando qualcuno di loro, per qualche sua ragione, si mette l’etichetta antifascista, nei contenuti resta un conservatore e persino un reazionario che va smascherato. Come e più degli altri anni siamo costretti a fare della sera del 24 Aprile il momento culminante di un 25 Aprile anche di festa ma soprattutto e prima di tutto di lotta. Per nessuno che a parole dice di richiamarsi alla Resistenza ci sono alibi di nessun genere. Nessuno è autorizzato a chiudersi nel suo agnosticismo, fermandosi a soffrire sotto la frusta della crisi economica. Un 24 sera di piazza e di massa. Un 24 sera dove bisogna esserci e in tanti. Dove si veda fisicamente che ci siamo: numerosi, forti e decisi a respingere e sconfiggere con ogni mezzo l’eversione del nuovo nazifascismo: nuovo pericolo per l’Italia e per l’Europa! Parlerà il Sindaco, parlerà il Ministro della Giustizia, parleranno due giovani. Sarà un comizio. E lo dovremo fare grande. Appunto: un grande comizio! [MORE]
Un 25 Aprile per il domani: Il 25 Aprile è il fondamento della Repubblica, il giorno che più di ogni altro esprime l’identità nazionale del paese, giorno che dovrà diventare la festa condivisa di tutti gli italiani che si riconoscono nell’antifascismo, come oggi non avviene ancora. Ma il 25 Aprile è anche il giorno della politica in cui tutti i grandi problemi emergono insieme chiedendo una risposta globale. Per questo, se abbiamo scelto di fare del 25 Aprile di oggi un momento di lotta all’emergenza del nuovo nazifascismo in espansione, dobbiamo inserire questo momento emergenziale nel quadro generale della crisi, che è crisi della politica ma anche dell’economia che oggi tormenta sempre più duramente gli italiani, e della morale; è crisi istituzionale, crisi di idee, ma più di tutto crisi del lavoro che non c’è, del vuoto occupazionale dei giovani, degli adulti e anche degli anziani. Crisi globale che avrebbe bisogno di risposte globali che non possono essere date certo da governo e istituzioni deboli e contraddittori. Un 25 Aprile insomma che ci spinge nonostante tutto a resistere anche su questo fronte, per tener duro, per non lasciarci travolgere, per tenere aperte le strade del domani.
(fonte: Ufficio Stampa Comune di Savona foto: www.savonagraffiti.it)
Rosalba Capasso