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Vivere da sé stessi può offrire un podio di alta qualità terrena, ma non permetterà ad alcuno di salvarsi dinnanzi all’eternità. Il vangelo torna così al centro ed accompagna chiunque abbia la voglia di amare Cristo, nonostante il progresso telematico. È Lui l’unico passaggio universale che consente di connettersi con il Creatore di tutte le cose. Una connessione indispensabile per non farsi prendere solo dall’ansia di un progresso “accademico”, capace di consentire all’uomo persino di volare, per poi nello stesso modo farlo cadere. In proposito ecco un passaggio del mio maestro spirituale, tratto da una sua omelia: “Cristo è il cuore del Padre; il cuore dell’Universo; il cuore di ogni uomo. Chi è senza Cristo è persona senza cuore. Non sa amare; non sa vedere il bene; non sa relazionarsi con gli altri secondo verità. Oggi tutti coloro che hanno dichiarato Cristo inutile sono perciò senza cuore”.[MORE]
Un pensiero forte, ma troppe volte annacquato dal buonismo di maniera che tanto male fa all’uomo e alla Chiesa. Le parole del sacerdote sono invece concrete perché rappresentano la profondità di una realtà sociale, spogliata ormai dal suo valore ontologico e consegnata ad una logica esistenziale terrena che tutto concede e permette. Un contesto dove non manca di essere persino possibile un Dio personale, con il quale siglare il patto privato più conveniente, fino a confondere la misericordia con il lascia passare per ogni peccato in cui volutamente si ricade. La cosa più grave avviene quando anche il cristiano, come spesso succede, appare come persona senza cuore, perché stanco della Parola di Cristo, spesso considerato alla stregua di una conoscenza estiva, occasionale, consultabile in caso di trauma fisico o spirituale.
La verità non è mai negoziabile. Essa è a tutela della salvezza e della redenzione di chiunque capisca che la vita terrena non potrà mai essere un percorso privo di fede e di valori, per esaltare comunque qualsiasi appagamento materiale. È bene sapere che Cristo è per sempre, non per una relazione temporale. Il Figlio dell’Uomo non può confondersi con un sussulto della calda stagione, di solito saltuario, che spesso finisce con le vacanze o comunque riprende dopo un anno con un cliché già prestabilito. Precisa il mio maestro: “Con Cristo non potrà mai essere così. Lui deve essere la nostra casa nella quale abitare sempre. Il suo cuore è la casa dell’uomo, perché il suo cuore è la casa di Dio. Dio non abita alcun luogo se non in Cristo e noi non possiamo trovare il vero Dio se non nel cuore di Cristo”. È saggio meditare su queste parole per fugare la solitudine.
Si legge in Matteo 11, 28 -30: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.
C’è per caso una dichiarazione di soccorso spirituale e materiale più grande di questa? Ognuno dovrebbe accoglierla vivendo con le leggi del Signore e mettendo in “rete” nella sua vita il discorso della montagna. È un modo sicuro per non affidarsi alle illusioni prefabbricate nelle fabbriche dell’ipocrisia umana. L’uomo conosce forse dono più grande dell’Eucaristia, quando la si riceve nella Parola e con fede matura? Cristo morendo sulla croce e salendo al Padre ha consegnato ad ogni uomo gli strumenti del cielo, per non smarrire la retta via in tutti i suoi impegni terreni.
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