Sanremo: promossi (pochi) e bocciati (tanti) della prima serata
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SANREMO, 16 FEBBRAIO - Quando s'è aperto il sipario sul 61esimo Festival della Canzone Italiana pareva di assistere al sequel di “Ti lascio una canzone”: Antonella Clerici con la figlia Maelle, 2 anni appena, nella scena più banalmente trash della tv.
Vien da chiedersi quale bambolotto la biondissima conduttrice si sarebbe portata appresso se non avesse avuto pargoletti... (voto 2, appunto)
Insomma, Sanremo (solo) così può iniziare e poco importa se ai due del palco una maestosa orchestra ci ricorda che – forse – basterebbe evitare tutto il resto per dare finalmente spazio alla Musica.[MORE]
Il nobile pensiero, in effetti, andrebbe ridimensionato dopo aver ascoltato la prima esibizione in stile “nude look” di Giusy Ferreri che urla persino quando chiede le medicine in farmacia e non sembra proprio a suo agio in un pezzo - IL MARE IMMENSO - che andrebbe semplicemente cantato, senza gridare (voto 5)
Quantomeno si riescono a capire le parole, e se non si può chiedere a Davide Van De Sfroos di tradurci il dialetto comasco “laghee” nella sua YANEZ (voto 7) bisognerebbe ricordare ad Anna Oxa di risolvere i suoi tormenti a casa propria e provare a recitare una poesia di Pascoli per capire se davvero sa ancora parlare in italiano: LA MIA ANIMA D'UOMO in un corpo di donna impazzita (voto 3).
L'intonazione è altro elemento basilare, per un cantante: Patty Pravo deve essersela masticata, assieme alle migliaia di chewing-gum e lasciata chissà dove mentre provava a dare un senso alla sua IL VENTO E LE ROSE (voto 2 più 3 per la capigliatura somigliante ad un mezzo chilo di spaghetti cui mancavano la pancetta e le uova per un'ottima carbonara).
La debacle femminile si consuma inevitabilmente appresso alla Lady Gaga di Frosinone, alias Anna Tatangelo, che con un cuoricino di pizzo ed una lettera B all'interno stampata sulla schiena urla BASTARDO a non si sa chi: Marco Masini pare se la sia presa perchè ritiene a rischio il primato del suo “vaffanculo” (voto 3).
A pari livello viaggiano sia Emma Marrone & Modà di provenienza defilippesca con ARRIVERA' che Nathalie direttamente da X-factor, con VIVO SOSPESA brano lagnoso suonato per finta al pianoforte e del tutto irrilevante (voto 4 di incoraggiamento a far peggio).
Gli uomini se la cavano meglio, a partire dall'onesto Luca Barbarossa in coppia con Raquel del Rosario (ah sì, la donna di Fernando Alonso) e la loro FINO IN FONDO, maldestro tentativo di riproporre i duetti storici tipo Minghi/Mietta o Oxa/Leali (voto 5, di stima per chi anni fa riuscì a stupire con “Portami a ballare”).
Albano è prigioniero della sua dirompente voce in un testo impegnativo: AMANDA E' LIBERA racconta la storia vera di una nigeriana uccisa ma la musica non convince (voto 6).
Max Pezzali si dice avesse appena terminato una battuta di caccia sulle colline liguri quando gli è stato ricordato di dirigersi verso Sanremo a proporre IL MIO SECONDO TEMPO: ci auguriamo che il titolo sia riferito alla possibilità di potersi vestire in modo più degno rispetto ad una camicia a quadri cui mancava un fagiano imbalsamato nel taschino (voto 6,2 – 6 alla canzone e 2 alla camicia, appunto).
C'è il duo Luca Madonia & Franco Battiato: l'intro di L'ALIENO è identico a “Sentimento Nuevo” in una maniera talmente innocente e lampante da poterlo perdonare; il creatore di “Cuccuruccucu” fa una specie di cameo cinematografico, sedendosi al pianoforte con cuffie enormi, le stesse che usano adesso i ragazzini muniti di I-Pod (voto 6,5 perchè chi scrive “La Cura” parte con un bottino di mille punti).
Il podio stavolta è nutrito: Van De Sfroos, Vecchioni, i La Crus, Tricarico in ordine di preferenza dalla medaglia di legno a quella d'oro.
Si parte dalla già citata YANUZ, in dialetto “laghee” (voto 7, a distanza di qualche rigo) passando per CHIAMAMI ANCORA AMORE del Professore Vecchioni che riesce senza troppo impegno a riportare versi nobili sul palco dell'Ariston, tra denuncia e sogno, impegno e sentimento “Per il poeta che non può cantare /per l’operaio che non ha più il suo lavoro /per chi ha vent’anni e se ne sta a morire/in un deserto come in un porcile /e per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero /così belli a gridare nelle piazze /perché stanno uccidendo il pensiero”.
L'inizio ricorda “Sogna ragazzo sogna” ma questa canzone ha il pregio di ridare dignità alla Bellezza della lingua italiana e se serve uno che insegna latino e greco per ricordarcelo, c'è da riflettere (voto 8).
La sorpresa sono i La Crus: IO CONFESSO che non avrei dato un soldo a loro e devo fare pubblica ammenda per questo piccolo miracolo. Melodicamente arioso, ben arrangiato, con un riff stile Renga e la certezza di un futuro radiofonico (voto 9).
Se l'avesse cantata Cristina d'Avena allo Zecchino d'oro non si sarebbe scandalizzato nessuno perchè la filastrocca di Tricarico ha un testo semplice, immediato, colorato in tre tinte come i TRE COLORI della bandiera italiana: nel 150esimo anniversario dell'Unità Nazionale il verde è “di quelli nella nebbia” (riferimenti leghisti, boh) mentre il rosso è di “quelli sul confine” forse perchè Garibaldi partì da una terra di frontiera, la Liguria, passando per la Sicilia.
Tricarico non è intonatissimo, quasi come Jovanotti ma forse è questa la sua forza (voto 10, migliorabile).
En passant, si registra la sfilata delle due reginette Belen ed Elisabetta e l'audace colpo satirico messo a segno dal duo comico Luca Bizzarri & Paolo Kessisoglu che prendono in prestito da Morandi la musica di una sua canzone del 1995 intitolandola prima “Ti giudicherò” e poi, autocensurandosi, “Ti sputtanerò” con riferimenti direttissimi alla desolante attualità politica.
Uno fa la parte di Fini, l'altro quella di Berlusconi: “Ti sputtanerò, farò l'inventario, con Noemi e la D'Addario dei festini tuoi. Ti sputtanerò, dirò a D'Agostino che tua suocera e Bocchino c'han gli appalti in Rai. E se tu intercetti la Nicol Minetti c'è Ghedini che intercetta te. Ti sto sputtanando da Santoro, ora chiamo. Ti sputtanerò, non mi butti giù. Sì, ma il sei aprile in aula ci vai solo tu".
Insomma, non è proprio il mondo d'amore che sperava di vedere Gianni Morandi.
[in foto, Antonella Clerici con la figlia Maelle – foto da Vanity Fair]