Politica

Russiagate - sospetto attacco social contro Mattarella

MILANO, 3 AGOSTO – Sospetto troll Russiagate dietro l’attacco social subìto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella tra il 27 ed il 28 maggio scorso, in occasione del parere negativo espresso alla designazione di Paolo Savona come nuovo Ministro dell’Economia. L’ipotesi è ventilata dall’edizione del Corriere in edicola stamane, nel quale si ricorda come l’offensiva sui social network fu davvero senza precedenti. [MORE]

Senza che fosse chiaro come e da dove fosse partito l’ordine, migliaia di profili di Twitter iniziarono improvvisamente a bombardare la rete con la stessa parola d’ordine, utilizzando soprattutto l’hashtag #MattarellaDimettiti oltre ad insulti di ogni genere. Secondo il quotidiano, la polizia postale italiana avrebbe scoperto la fonte di molti di quei messaggi, oltre ad aver registrato un’attività assolutamente anomala con la creazione di circa 400 nuovi profili Twitter nel giro di pochissimi minuti intorno alle 2:00 del mattino. Il monitoraggio sulla rete ha consentito di appurare che la cabina di regia di quei messaggi dovrebbe esser stata creata all’estero, ipotizzando anzi che l’offensiva sia stata coordinata dai medesimi operatori russi già impegnati in azioni di disturbo nella campagna elettorale americana.

A Mosca e dintorni, del resto, ci sono le cosiddette “fabbriche dei troll”, soggetti che interagiscono con gli altri utenti social tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso od anche del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. Almeno una ventina di quei profili di Twitter coinvolti nella campagna digitale contro il Capo dello Stato, peraltro, erano stati già utilizzati più volte dalla Internet Research Agency (IRA) di San Pietroburgo per far filtrare nel nostro Paese propaganda populista, sovranista ed anti-europea.

Già tra i quasi tre milioni di tweet contenuti nell’archivio raccolto dal procuratore speciale del Dipartimento di Giustizia USA Robert Mueller, che indaga sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 e nella politica americana in genere, ne sono stati curiosamente individuati circa 16 mila scritti in italiano (laddove quasi tutti gli altri sono in inglese), molti dei quali rilanciati da un particolare account anonimo, che si firma “Elena07617349” e che potrebbe avere un ruolo-chiave in tali vicende.

L’indagine condotta da Robert Mueller sul caso noto come “Russiagate”, relativo ad un presunto scambio occulto di informazioni governative riservate tra Washington e Mosca in cambio del quale i troll russi avrebbero alimentato sui social la campagna elettorale a favore dell’elezione presidenziale di Trump, si è conclusa con le accuse di cospirazione e frode rivolte a 13 cittadini e tre organizzazioni collettive di origini russe. Come si legge nell’atto d’accusa pubblicato dal sito “theverge.com”, dieci degli imputati erano dipendenti proprio della Internet Research Agency di San Pietroburgo e proprio nell’ambito di questa organizzazione sarebbero stati chiamati a gestire pagine di social media e gruppi appositamente progettati per attirare il pubblico americano. Essi si sarebbero impegnati in operazioni principalmente volte a comunicare informazioni dispregiative su Hillary Clinton e a denigrare tutti gli altri candidati, anche delle primarie, come Ted Cruz, Marco Rubio e Bernie Sanders. Secondo l’accusa, dunque, gli imputati avrebbero alterato il libero dibattito ed il percorso elettorale democratico, ordendo una vera e propria “cospirazione” a danno degli interessi dello Stato e dei cittadini. La novità, dunque, potrebbe essere rappresentata dal fatto che gli attivisti di origine russa avrebbero influenzato anche la campagna elettorale italiana, cominciando a penetrare nel tessuto social del nostro Paese.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: gds.it