Rovistare nel proprio affollato ripostiglio interiore
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Questo è un mondo specializzato nel rendere tutto visibile e invitante, salvo poi scoprire che niente poggia sulle fondamenta rocciose che determinano la ricchezza sociale e spirituale dell’umanità. È facile oggi trovarsi dinnanzi a qualcuno che si presenti a nome di Dio, ma senza quella facoltà che solo lo Spirito Santo può concedere al prescelto. Un bluff possibile che non può passare per verità, solo perché la non accortezza popolare accetti tutto ciò che in un preciso momento si accosti in modo significativo alle proprie prospettive. Ma come capire quando sia Dio a mandare qualcuno capace di scuotere le coscienze arrugginite?
In proposito è bene riflettere su un messaggio chiaro che ho registrato in una catechesi domenicale a cui ho partecipato qualche settimana addietro: “Quando Dio dona il potere? Quando è Lui che manda, invia, ordina cosa fare e cosa non fare, cosa dire e cosa non dire. Chi è mandato da Dio sempre viene accreditato da Dio nella verità delle parole che dice, concedendo di operare segni, miracoli e prodigi nel suo nome. Una verità che riguarda proprio chi è mandato da Dio vuole che lui si fermi al solo mandato ricevuto”. Ma se l’interessato dovesse andare oltre o non realizzare quanto è stato chiesto dallo Spirito, cosa potrebbe succedere?
Secca la risposta: “Se va oltre il mandato o non realizza il mandato, non opera da mandato da Dio, ma nel suo proprio nome. Se si serve del nome del Signore per veicolare i propri pensieri, è solo un grande impostore, un falso profeta”. Una verità purtroppo tante volte verificabile nella semplice quotidianità. Una ferita che prende e cattura i cuori distratti, soggetti non alla giustezza della Parola, ma al rumore di un messaggio truccato dall’impostore di turno. Viene fuori da queste considerazioni una prima verità che i cristiani non possono disattendere. I credenti quindi nel loro insieme devono intanto rimanere sempre impegnati a non superare il confine del loro mandato sacramentale.
Si pensi al cresimato, al diacono, al presbitero, al vescovo. “Chi è mandato con un carisma particolare o una missione personale, deve limitarsi al carisma e alla missione. Nessuno si deve attribuire missioni che non vengono direttamente dal sacramento, dallo Spirito Santo. Sacramenti, missioni, carismi vanno sempre vissuti dalla volontà di Dio, mai dalla volontà degli uomini”. Oggi diventa difficile non andare oltre al proprio mandato. Succede per le cose terrene - politica, professione, famiglia, economia, ecc. - Avviene per i sentieri dello Spirito. Eppure tutti possiamo essere discepoli di Dio, ma questo sembra non interessare la collettività, più incline a percepire i suoni ingannevoli della realtà che ci circonda.
È chiaro che chi decide le cose terrene dall’alto delle proprie finanze, contaminando i poteri nazionali e continentali, non guarda ai mandati e ai carismi del mondo in direzione del cielo, ma solo esclusivamente in concorso con dei particolari interessi terreni. In questa cornice ben definita ogni cosa rischia, anche l’amore verso l’altro, di far parte di emozioni costruite a tavolino che nulla hanno a che vedere con i principi di vita non negoziabili del vangelo. L’augurio è che si metta finalmente ordine nella propria “dispensa” interiore con la convinzione che il rinnovamento sociale, da tutti invocato, abbia bisogno del carisma di ognuno, senza mai raggirare la fonte cristiana che tutto precede.
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