Mafia Capitale: 37 arresti a Roma, anche l'ex sindaco Alemanno nella rosa degli indagati
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ROMA, 02 DICEMBRE 2014 – Sono cento gli indagati nell’inchiesta riguardante la presunta associazione di stampo mafioso che, negli ultimi anni, avrebbe operato a Roma, coinvolgendo anche alcune delle più importanti personalità della Capitale.
Mafia Capitale: cento indagati a Roma
Gianni Alemanno, ex sindaco capitolino, fa parte della rosa degli indagati. La sua abitazione è stata perquisita dagli inquirenti e, dal gip, gli viene contesta il reato associazione a delinquere di stampo mafioso. Il Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ha dichiarato durante la conferenza stampa tenuta dai carabinieri sull’indagine: «Alcuni uomini vicini all'ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il rapporto è cambiato ma Carminati e Buzzi erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni. A Roma non c'è un'unica organizzazione mafiosa a controllare la città, ci sono diverse organizzazioni mafiose. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Mafia Capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso».[MORE]
L'ex primo cittadino di Roma si è così difeso dalle accuse: «Dimostrerò la mia totale estraneità a ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Chi mi conosce bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza». Nel registro degli indagati, oltre ad Alemanno, sono presenti anche i nomi di Mirko Coratti, esponente del Pd e presidente dell'Assemblea capitolina, e dei consiglieri regionali Luca Gramazio, membro del Pdl, ed Eugenio Patanè, membro del Pd. I loro uffici sono stati perquisiti dagli uomini dei carabinieri del Ros. Gli arresti, fin’ora, sono stati 37, e comprendono 29 persone finite dietro le sbarre e 8 ai domiciliari. Fra gli arresti illustri: Franco Panzironi, ex capo dell’Ama, e Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Ente Eur, che nel capo di imputazione che li riguarda sono stati definiti dai pm "pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all'organizzazione uno stabile contributo per l'aggiudicazione degli appalti". In manette sono finiti anche Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni, l'ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma, Claudio Turella, il dirigente dell'Ama, Giovanni Fiscon, e Massimo Carminati, ex Nar ed ex Banda Magliana.
Nel registro degli indagati è iscritto, oltre all’ex primo cittadino Alemanno, anche l'ex capo della sua segreteria, Antonio Lucarelli. Il procuratore Giuseppe Pignatone, durante la conferenza stampa sull'operazione, ha parlato di un meeting avvenuto fra Lucarelli e Salvatore Buzzi, uno dei più fidati uomini di Massimo Carminati: «Buzzi voleva far sbloccare un finanziamento –ha dichiarato Pignatone – e Lucarelli non lo riceveva, dopo la telefonata di Carminati si precipita sulla scalinata del Campidoglio da Buzzi che gli dice che è tutto a posto, che ha già parlato con Massimo. Buzzi commentando questo incontro dice "c'hanno paura di lui"». Presente, nella rosa degli indagati, anche il nome di Daniele Ozzimo, membro del Pd e assessore alla casa in Campidoglio, che ha rassegnato immediatamente le sue dimissioni una volta appreso dell’indagine in corso. «Sono estraneo ai fatti –ha dichiarato Ozzimo– ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato. Appresa la notizia di un'indagine in corso nei miei confronti, nell'ambito della maxi inchiesta, pur essendo totalmente estraneo allo spaccato inquietante che emerge dagli arresti effettuati stamattina, rimetto per senso di responsabilità e serietà il mio mandato da Assessore nelle mani del Sindaco non volendo in nessun modo arrecare danno all'amministrazione della città. Ho fiducia nella magistratura e sono certo che le inchieste che sono in corso dimostreranno la mia totale estraneità. Una scelta sofferta perché orgoglioso del lavoro portato avanti in questi mesi ma credo doverosa nei confronti della mia città».
L’indagine, guidata dagli agenti del Ros, è incentrata sul presunto sodalizio che, da anni, terrebbe legati a doppio filo alcuni dei più importanti esponenti dell’imprenditoria e della politica capitolina a Massimo Carminati, e che riguarderebbe l'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici da parte del comune di Roma e delle aziende municipalizzate. Le accuse contestate dalla Procura capitolina sono: associazione di stampo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. I carabinieri del Ros hanno effettuato delle perquisizioni presso gli uffici della Presidenza dell'Assemblea Capitolina e presso alcune commissioni della Regione Lazio e, in entrambi i luoghi, hanno acquisito alcuni documenti rilevanti nell’ambito dell’inchiesta. Beni per un totale di 200 milioni di euro, tutti ricollegabili ai cento indagati, sono stati posti sotto sequestro dagli uomini della Guardia di Finanza.
Claudio Fava, vicepresidente della commissione antimafia, si è espresso sulla vicenda, asserendo: «L'inchiesta della Procura romana è una conferma dei rapporti indicibili che hanno legato alla mafia una parte del mondo politico romano e ambienti neofascisti: tutti uniti nel considerare Roma e la sua amministrazione terreno di saccheggio politico, clientelare e criminale».
(foto www.cn24tv.it)
Elisa Lepone