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ROMA, 18 DICEMBRE – Questo è il giorno dell’assemblea nazionale PD. Il partito si riunisce nella capitale dallo scorso 4 dicembre, data del referendum e delle officiose dimissioni di Matteo Renzi, che oggi vestirà solo i panni di segretario PD, mentre farà il suo esordio in assemblea in qualità di presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. [MORE]
L’ex premier sarà pronto ad elaborare una relazione sugli esiti del referendum, sui risultati ottenuti dal governo e sugli errori commessi. Il motivo dell’incontro di oggi è soprattutto chiarire il futuro del Partito Democratico. Renzi potrebbe decidere di non aprire oggi il Congresso, ma avviare una fase di ascolto nel Paese che potrebbe determinare una conferenza programmatica ed eventualmente primarie in caso di voto anticipato. Questa linea potrebbe essere sostenuta da esponenti come Guerini, Delrio, Richetti, Franceschini e Orlando, ma non convincerebbe alcuni renziani, che premono perché il congresso si apra subito.
Renzi nel suo discorso di apertura del congresso ha sottolineato l’importanza delle riforme sulle unioni civili e sulla lotta agli sprechi alimentari affermando che "se due ragazzi si amano e, indipendentemente dall’orientamento sessuale, ora possono vivere insieme è grazie a una riforma del Pd".
Quando l’ex presidente del Consiglio tocca il tema della sconfitta referendaria afferma di aver “straperso”, che il 41% è una sconfitta pesante, ha detto di aver notevolmente perso al sud. Matteo Renzi sostiene di aver perso in meridione, non per non aver fatto campagna elettorale in quei luoghi, ma per aver deciso di investirci più politicamente che eticamente. Renzi sostiene di aver perso i giovani, forse per aver mancato nello spiegare loro un senso di protezione che in quanto esecutivo e partito sentivano di dover difendere.
Matteo Renzi ha perso nelle periferie, dove “vive una parte del Paese che non si è sentita inclusa. È la mancanza del senso di comunità, è l’idea che nelle periferie delle nostre città ci si è allontanati dalla politica”. Il referendum è stato perso sul web, internet “è stato lasciato in mano a chi era in grado di affermare menzogne. Non è stata coinvolta tutta la rete che abbiamo a disposizione. Duro l'attacco al M5s in merito a ciò che sta accadendo a Roma: "Qui a Roma voglio dire che la politica non è l'indicazione delle cose che non vanno, l'urlo di chi dice No e non propone un'alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori". Renzi continua, "Agli amici di M5s potremmo proporre questo patto: smettete di dire bufale sul Web e noi non diremo la verità su di voi, e cioè che siete una azienda privata che firma contratti con gli amministratori. Lo diremo alle prossime elezioni".
Matteo Renzi dice di aver commesso l’errore della politicizzazione, sostenendo di aver pensato solo a voler parlare di riforme costituzionali. “Il leader è colui che accetta la sconfitta e che successivamente si rialza e cerca di essere migliore”. Renzi afferma di aver pensato al Congresso dal giorno successivo alla sconfitta referendaria, ma “la prima regola del nuovo corso è ascoltare di più e ho accettato di partire dal rispetto delle regole che animano questo partito, invito le persone a partecipare al partito, voglio rispettare i tempi previsti dallo statuto”, continua l’ex premier.
Matteo Renzi si ha poi parlato della riforma della legge elettorale: "Noi chiediamo alle altre forze politiche di non fare melina sulla legge elettorale. Noi abbiamo messo la fiducia perché non c’era soluzione per chiuderla. Vogliamo giocare l’ultima possibilità di avere un sistema maggioritario o scivoliamo sul proporzionale? Io vi propongo di andare a vedere le carte sull’unica proposta che ritengo possibile. Propongo di ripartire dal Mattarellum".
Fonte immagine quotidiano
Claudia Cavaliere