Rispose a fuoco dei sicari, emesso provvedimento di custodia cautelare in carcere
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FOGGIA, 24 LUGLIO – E’ stata notificata da parte dei carabinieri di Foggia, una misura di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di R. S. un 56enne reputato esponente di spicco della ‘Società’, così è indicata la mafia foggiana. Il provvedimento è stato notificato presso il carcere di Palermo, dove R. S. è detenuto per estorsione aggravata dal metodo mafioso. [MORE]
R. S. deve dar conto alla giustizia di detenzione e porto illegale d’arma da fuoco in luogo pubblico, circostanza inasprita dall’utilizzo del metodo mafioso, in considerazione, sia della trivialità della condotta, avvenuta in pieno centro cittadino alla presenza di numerose persone, sia del ruolo “da presunto boss” rivestito da R. S. considerato probabilmente al vertice della ‘Società’ foggiana, e in particolare della 'batteria' di Francavilla attiva a Foggia e provincia.
La disposizione dei magistrati è scaturita dopo le indagini condotte dai carabinieri, a seguito del tentativo di omicidio nei suoi confronti, avvenuto il 6 settembre 2016.
R. S., viaggiava a bordo di un'auto in compagnia della figlia e del nipotino di 4 anni, poco distante dalla propria abitazione, quando, affiancato da una vettura alcuni malviventi esplosero al suo indirizzo numerosi colpi di pistola e di kalashnikov, ferendo sia R. S. che il nipotino.
Grazie ad una consulenza balistica, dalle indagini emerse, che quel giorno anche R. S. era armato di una pistola calibro 9 e aveva risposto al fuoco mettendo in fuga i suoi assalitori, sparando almeno sei colpi contro di loro.
Ricostruzione poi comprovata altresì dalle intercettazioni ambientali, nelle quali l'uomo, conversando con i parenti e gli affiliati più stretti, ha confidato, anche se in modo criptico, per i pm, di essere stato armato e di avere sparato evitando conseguenze più gravi e, di come i suoi familiari, si siano subito prodigati per fare sparire la pistola e i vestiti indossati che recavano le caratteristiche tracce dell’uso di un’arma da fuoco.
A R. S., vengono contestate due ulteriori aggravanti: quella di aver consumato il reato mentre era sottoposto a misura di prevenzione della sorveglianza speciale e quella di avere agito col metodo mafioso.
L'uomo, infatti, sospettato di essere ai vertici storici della ‘Societa’ foggiana, già condannato per mafia nei processi “Panunzio” e “Day Before”, a capo della 'batteria' di Francavilla, ha agito, dicono gli inquirenti, per agevolare il prestigio della propria compagine criminale, in un momento storico caratterizzato dall'ennesima guerra tra clan, scoppiata a partire dal settembre 2015, che ha visto una sanguinosa contrapposizione tra gruppi mafiosi della zona, con numerosi omicidi e tentativi di omicidio ai danni di esponenti di entrambe le fazioni.
Luigi Palumbo