Rischio sismico a Cosenza: il sindaco Mario Occhiuto scrive a Monti
Politica Calabria

Rischio sismico a Cosenza: il sindaco Mario Occhiuto scrive a Monti

martedì 29 maggio, 2012

COSENZA, 29 MAGGIO 2012- Riportiamo il testo della lettera del primo cittadino di Cosenza, indirizzata ai vertici del Governo, sull'elevato rischio sismico riguardante la città di Cosenza e in cui si evidenzia, in particolare, la vulnerabilità del centro storico.

Gentilissimi,
Cosenza è una delle città più antiche della Calabria (le sue origini risalgono al IV° secolo a.C.) e conserva un centro storico ritenuto tra i più belli e interessanti d’Italia.
Una particolarità del Centro storico di Cosenza è rappresentata dal fatto che le pregevoli strutture storico-architettoniche (dal castello normanno-svevo al Duomo del 1100, dai palazzi signorili alle chiese) sono disseminate all’interno di un “borgo vivo”, in cui attività culturali, artistiche, amministrative, finanziarie e religiose si fondono con la vita quotidiana dei residenti, spesso ancorati a tradizioni che in altre parti della città sono andate perdute.
Tutto ciò rende la città antica una delle principali opportunità di sviluppo socio-economico della città di Cosenza, che l’attuale Amministrazione comunale intende cogliere attraverso l’intensa attività pianificatoria e progettuale in corso.[MORE]
Sul Centro storico si stanno infatti concentrando progetti che riguardano il recupero architettonico, l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile, l’allocazione di nuove attività artistiche, turistiche, artigianali, culturali e di ricerca scientifica, nonché il sistema delle dotazioni urbanistiche e dei beni ambientali (fiumi, parchi, giardini) che consentirà di agire positivamente sui parametri della vivibilità. Uno sforzo immane, quindi, che tuttavia è un condizionato ad un fattore estremamente labile: il grado di protezione sismica delle strutture.
Sussiste infatti un elevatissimo rischio sismico che, come sappiamo, è dato dal prodotto di tre fattori: la pericolosità del luogo, la vulnerabilità dell’edificato e il valore in gioco.
Nel nostro caso tutti e tre questi fattori risultano molto elevati:
- la classificazione sismica corrisponde alla zona 1 e sono note le proiezioni degli esperti sulla possibilità di terremoti intensi nell’Appennino meridionale a breve termine;
- la vulnerabilità sismica dell’edificato è resa particolarmente elevata dalla povertà dei materiali, da interventi deleteri succedutisi nel tempo e dal grado di vetustà delle strutture murarie;
- il valore in gioco è determinato, oltre che dalla stabile permanenza di migliaia di persone e di numerose attività del terziario, dall’unica ed irripetibile risorsa a cui si è già accennato.
Riguardo alla pericolosità sismica, dal C.N.R.-I.R.P.I. il dott. geol. Carlo Tansi dichiara, rifacendosi a propri articoli su pubblicazioni a diffusione internazionale (Science Direct 396/2005 e 43/2007; Tectophysics 243/1995) che “Il territorio comunale di Cosenza ricade in una regione geologica in cui risultano evidenti gli effetti della tettonica recente e attiva, i quali si manifestano attraverso un'intensa attività sismica, caratterizzata da eventi con intensità e magnitudo tra le più elevate dell'intero Pianeta. La sismicità della regione è infatti definita da eventi con ipocentri localizzati nei primi 15 km con i maggiori terremoti caratterizzati da magnitudo comprese tra 6.1 e 7.1 corrispondenti ad intensità macrosismiche massime pari a IX-XI gradi della scala MCS. Tra questi eventi si ricordano le sequenze del 1184 (Imax= IX e M=6.1), del 1835, del 1854 e del 1870 (Imax=X e M= 6.6) che interessarono l’intera valle del F. Crati nell’area del cosentino, del 1783 che, caratterizzata da cinque scosse di cui tre di esse con Imax=X-XI e M= 6.6-7.1, devastò l’intera Calabria meridionale, del 1905 di Monteleone (Imax=X-XI e M=6.8) che distrusse la Calabria centro-settentrionale ed infine del 1908 di Messina-Reggio Calabria (Imax=XI e M=7.1) che rase al suolo il reggino.”
Cosenza non ha molte concrete e disponibili possibilità di sviluppo a breve termine. Con un settore commerciale che risente pesantemente della crisi in atto, con il comparto edilizio – unica attività industriale degna di rilievo – che si ritrova ai minimi storici per la stagnazione della richiesta, con un’offerta di servizi che non è mai riuscita a compiere il necessario salto qualitativo, il Centro storico rappresenta forse l’unica opportunità di rilievo per uno sviluppo organico e sostenibile, per un incremento dell’occupazione giovanile, per quell’ apertura sempre sofferta verso l’Europa e il mondo.
Lasciare questo patrimonio in balia del prossimo evento sismico, senza un intervento per garantire almeno la stabilità complessiva degli edifici, equivarrebbe a rinunciare alla speranza: in un colpo solo Cosenza potrebbe perdere passato e futuro.
Perché quando un edificio storico crolla, nessuno potrà più restituirlo alla città così com’era.
Anzi, come l’Aquila ci insegna, le macerie stesse costituiscono un problema molto serio, a causa del loro difficile e costoso smaltimento.
Il risultato più facilmente prevedibile, in caso di sisma di medio-alta intensità, sarebbe l’abbandono del Centro storico, anche di quegli edifici suscettibili di recupero.
Se dovessimo a quel punto quantificare le residue risorse, economico-sociali e culturali, della città di Cosenza, vedremmo molto probabilmente un grafico in caduta verticale.
E’ quindi doveroso e urgente un intervento di protezione sismica che non può gravare solo sul Comune, il quale, come già accennato, sta già operando con tutte le risorse disponibili. Qui non si tratta di “distribuire” un po’ di assistenza, ma di investire in un patrimonio esistente e di valore indiscusso, che fa da garante a se stesso.
In termini operativi, basterebbero interventi localizzati immediati (inquadrabili normativamente come miglioramento strutturale, riparazioni ed interventi locali) eseguiti a tappeto con procedure possibilmente facenti capo a protocolli standardizzati, entro cui privilegiare azioni semplici ma efficaci, come la messa in opera di catene in aderenza ai maschi murari e di ritegni antisfilamento per le travi di legno e le putrelle dei solai.
La logica che dovrebbe essere posta a base della strategia tecnica, in definitiva, dovrebbe essere quella di un avanzamento omogeneo generale verso condizioni di maggior sicurezza, con poche punte avanzate riguardanti i monumenti più importanti.
Ciò nella consapevolezza che il massimo valore del Centro storico è nel suo insieme, perché solo nel suo insieme può restare vivo e non ridursi ad un museo all’aperto.
Ma il fattore “tempo” resta l’aspetto più preoccupante, considerate le recenti manifestazioni di sismicità registratesi fra la città di Cosenza e il Pollino, che corrispondono drammaticamente alle attese statistiche di un evento importante proprio nell’Appennino meridionale.
A tal proposito, sarebbe quindi di fondamentale importanza ideare meccanismi procedurali per trovare il modo di utilizzare direttamente da parte dei Comuni le risorse destinate, al fine di portare avanti progetti strategici nelle aree urbane, con ricadute anche in termini di sviluppo, senza passare per enti intermedi, con ciò evitando l’effetto di rallentare interventi che debbono avere nella snellezza la loro ragion d’essere.
Avrei anticipato queste urgenti esigenze al Ministro Barca, di recente in visita in Calabria, affinchè se ne facesse portatore presso il Governo, ma lo stesso ha incontrato esclusivamente le associazioni di categoria. Ritengo che sarebbe stato più utile un confronto con gli amministratori pubblici istituzionali, i quali hanno il senso complessivo delle criticità dei territori governati.
Per i motivi esposti vi chiedo, pertanto, di rendervi disponibili ad affrontare in concreto la risoluzione delle criticità sopra evidenziate.
Sicuro della collaborazione istituzionale ed in attesa di riscontro, vi siano graditi i più cordiali saluti.


MARIO OCCHIUTO
 


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