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PESCARA, 7 FEBBRAIO 2014 - ‹‹Ora restituitemi la mia dignità›› con queste parole il governatore Gianni Chiodi ruggisce ai cronisti in conferenza stampa. Al termine del suo incontro con i pm, durato più di due ore, il governatore aveva affermato di sentirsi ‹‹sereno›› rispetto alle sue dichiarazioni e ora vuole che venga fatta chiarezza sulla sua posizione.
‹‹Voglio dire agli abruzzesi che non c’è accusa più infamante di essere considerato una persona che fa cresta sui rimborsi. Non c’è. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero che anche di questa cosa la Procura possa tener conto››. L’ammontare della sua accusa, nell’inchiesta Rimborsopoli abruzzese, è di 29mila euro con una contestazione di 184 missioni di cui 164 a Roma e le altre tra l’Italia e l’Estero. [MORE]
Quanto alla vicenda romana che l’ha visto coinvolto con l’assessore alle Pari Opportunità, Letizia Marinelli, Chiodi ha già specificato di non aver richiesto il rimborso per lei, né di aver favorito la sua candidatura. Per la vicenda che, invece, vede coinvolta la sorella dell’amante, il governatore ha specificato ‹‹è discrezionale, ma è nella facoltà dell’assessore – Federica Carpineta. Le segreterie degli assessori, da sempre, in tutte le Regioni, hanno diritto di avere uno staff politico di fiducia per il tempo di durata della carica dell’assessore››.
Quanto agli altri rimborsi, invece, Chiodi si difende mostrando le fatture del suo viaggio a Washington. Nel 2009, il governatore si è recato negli Stati Uniti, con la moglie, per un incontro con gli Italo americani nel quale partecipava anche Hillary Clinton e Nancy Pelosi. Il biglietto di business class complessivo ammontava a 2.800 euro, ma Chiodi ha deciso di pagare la parte della moglie di tasca propria; le fatture e il biglietto sono state mostrate alla Procura, ‹‹non ho approfittato di fondi se non per scopi di carattere Regionale›› conclude il governatore ‹‹e sono convinto che la Procura ha gli elementi per una valutazione serena››.
Erica Benedettelli
[immagine da lastampa]