Riforma dell'avvocatura, un affrettato "regalo di Natale" di fine legislatura
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PISA, 9 GENNAIO 2013 - A Natale, dopo ben ottant’anni di attesa, è giunto un “regalo” ormai insperato dai più. Il Senato ha infatti varato la riforma forense, a camere praticamente sciolte. Il testo di legge rivede in più punti sia l’accesso alla professione sia il successivo svolgimento dell’attività di avvocato.
Non si può dire che vi sia stata un’accoglienza entusiastica - da parte degli addetti ai lavori - della nuova normativa, forse un po’ frettolosamente “regalata”, dopo tanto attendere, a fine legislatura. “Una riforma gattopardesca” l’ha definita Giovanni Lega, il presidente dell’Asla (organismo che riunisce gli studi legali associati), perché “ finge di cambiare tutto affinché non cambi nulla”.
Va rilevato che la nuova legge non è per niente completa in tutti i suoi dettagli. Spesso i suoi articoli rimandano, infatti, alla futura normazione in dettaglio di altri soggetti. Sono così previsti successivi regolamenti, sia da parte del governo che verrà che della Cassa forense e del Consiglio nazionale forense, entro due anni.[MORE] Assisteremo quindi a un inevitabile periodo di forzato rodaggio, dovuto all’incompletezza del dettato normativo.
Un altro elemento di incertezza sarà costituito dal fatto che nel testo della riforma non sono indicate espressamente le disposizioni del vecchio ordinamento forense da ritenersi abrogate, limitandosi al principio per cui tali dovrebbero considerarsi quelle non compatibili con la nuova disciplina.
Ma veniamo alle principali novità. Per i giovani aspiranti avvocati non vi sono novità particolarmente positive. Il praticantato sarà, infatti, gratuito nei primi sei mesi, con la possibilità facoltativa, da parte del datore di lavoro, di elargire un compenso dal settimo mese. Il limite ufficiale di praticantato viene stabilito in 18 mesi invece che nei 24 previgenti. L’esame di Stato per l’abilitazione prevede una valutazione degli elaborati che appare più rigida e approfondita. Maggiore rilievo sarà dato alle specializzazioni in determinati rami del diritto, che potrà essere pubblicizzata e affiancata anche dall’attività ordinaria non specialistica.
Riguardo alla definizione dei compensi, scompaiono in pratica i riferimenti alle tariffe professionali e ogni voce di spesa dovrà essere indicata in forma scritta, a tutela del cliente. In teoria, gli avvocati dovrebbero guadagnare di meno e i clienti risparmiare. Il titolare dello studio legale dovrà inoltre munirsi di una polizza assicurativa.
Probabilmente, dopo ottant’anni di attesa, qualcosa di più completo, innovativo e organico poteva anche venire fuori. Dubbi possono quindi venire sulle prospettive di stabilità della riforma. Quest’ultima è infatti come detto frutto di una accelerazione di fine legislatura e nello “sprint” si sono lasciate diverse lacune, con l’intento di colmarle successivamente.
Ma, ovviamente, bisognerà fare i conti con dei nuovi equilibri politici già tra poco più di un mese, dopo le elezioni politiche. Se poi il prossimo governo dovesse avere come premier Bersani, che anni addietro apportò significative liberalizzazioni nei servizi professionali, è verosimile che una buona parte della nuova disciplina potrebbe essere modificata sostanzialmente o addirittura cancellata.
Avv. Raffaele Basile